L’articolo pubblicato dal settimanale I Vespri (pag.9 n.34 del 28 settembre)
Sciacca ed Acireale accomunate dalle medesima sorte, la futura privatizzazione della gestione degli stabilimenti termali. Il bando per l’affidamento delle Terme di Sciacca ai privati è stato approvato e pubblicato da mesi, ma gli esiti non sono quelli sperati (nessuna proposta arrivata) e adesso si prova con i dirigenti della Regione Siciliana ad individuare i necessari correttivi. Ad Acireale quel bando invece lo vedranno più avanti, quando si sarà definito il complesso contenzioso con Unicredit a proposito dell’albergo Excelsior Palace e del centro polifunzionale. Per il momento, dunque, in attesa di nuovi documenti (ad Acireale) e di reali manifestazioni di interesse (a Sciacca) non rimane che discutere, immaginando chi e quali fattezze potrebbe avere il famigerato privato, una volta che verrà emanato il bando ad evidenza pubblica. Si tratterà di noto operatore del termalismo? Un imprenditore o una holding del settore alberghiero? Una cordata di imprenditori locali interessati al controllo degli stabilimenti e alla gestione delle attività complementari? Un grande gruppo straniero: un altro Rocco Forte (a Sciacca) o un possibile sceicco arabo (come per la Perla Jonica ad Acireale)? In mancanza di informazioni e scenari possibili, il dibattito vede contrapposti i fautori e gli oppositori della privatizzazione e, dunque, in modo opposto ma simmetrico i denigratori e i sostenitori dell’intervento pubblico nel termalismo. Si va avanti così da mesi e tale incertezza finisce per fare il gioco della Regione che, in materia, è ancora più incerta su come sbarazzarsi di due realtà societarie che, carte e documenti alla mano, al soggetto pubblico non interessano più perché considerate “partecipazioni non strategiche”.
Il dibattito locale si è arricchito nelle ultime settimane di un’ulteriore proposta. Viene da Antonio Carlino che, insieme a Carmelo Brunetto già vice sindaco, ha creato su Facebook un gruppo “Aiutiamo le Terme di Sciacca”. Richiamando quanto propose la CGIL a Castellamare di Stabia qualche anno fa, i due rilanciano l’idea di un azionariato popolare, ovvero di un contributo fattivo dei cittadini saccensi agli assetti proprietari delle nuove Terme e, attraverso una rappresentanza in seno al consiglio di amministrazione, anche alla gestione affidata ai manager. In teoria, la “terza via” fra la proprietà pubblica ed una completamente privata non è esclusa. Non è in discussione, infatti, la proprietà dei diritti di sfruttamento degli impianti a fini termali perché quella rimarrebbe sempre una prerogativa regionale, data eventualmente in concessione ai privati. La proposta fa invece riferimento alla natura e alla tipologia del contenitore, ovvero la società di gestione, che ad oggi (e a partire dal 2006) è rappresentata da una società per azioni il cui azionista unico è la Regione Siciliana; per effetto della legge del 2010, le società di gestione Terme di Acireale e Terme di Sciacca SpA sono in liquidazione.
E dopo che ne sarà? Si passerà alla “fase due”, cioè all’affidamento tout court della gestione ai privati, oppure si dovrà costituire una nuova società, in maggioranza posseduta dai privati, cui affidare successivamente la gestione delle Terme? E, dunque, se questa fosse la strada, chi e cosa impedirebbe ai cittadini di Acireale e di Sciacca di organizzarsi ed acquistare una quota azionaria della costituenda società?
Saro Faraci