Le presenti note sono state redatte a titolo personale da Rosario Faraci e non rappresentano la posizione ufficiale del “Forum permanente sulle Terme di Acireale”
****
All’indomani del provvedimento legislativo con cui l’Assemblea Regionale Siciliana ha autorizzato un mutuo di 19,800 migliaia di euro per i complessi termali di Sciacca e di Acireale, non è facile tornare a parlare di Terme. Non è facile, per mille motivi.
Non è facile, perché c’è il rischio che, entrando nei tecnicismi, l’argomento non venga compreso dai più e ci si annoi ancor prima di capirlo nelle linee generali e nel dettaglio poi.
Non è facile, perché è oggettivo il rischio di debordare facilmente nei paludosi terreni delle chiacchiere e delle polemiche dove la politica si trova da sempre a proprio agio.
Non è facile, a maggior ragione per chi come il sottoscritto negli ultimi dieci anni – tra attività professionale, pubblicistica e di impegno sociale – ha seguito due tesi di laurea sull’argomento (tre addirittura se si va più indietro nel tempo) egregiamente svolte dai candidati che hanno scelto di discutere delle Terme di Acireale; ha partecipato come uditore, organizzatore e relatore a diversi convegni locali e regionali; ha dato vita all’interno del Lions Club Acireale al Forum permanente (tuttora operativo e animato insieme al dott. Mario Scandura), esperienza che ha fatto da esempio per una analoga iniziativa promossa a Sciacca; ha dato forte impulso al tema durante l’ultimo anno nella qualità di Presidente del Lions Club (anno sociale 2015-16); ha interloquito a Palermo, in diversi momenti, con due Dirigenti dell’Assessorato Bilancio; ha provato ad interagire con tre dei quattro commissari che si sono succeduti nell’incarico di liquidatori della società di gestione Terme di Acireale SpA e prima ancora con il Presidente ed alcuni componenti del consiglio di amministrazione rimasto in carica dal 2006 al 2009; ha incontrato personalmente o interloquito telefonicamente con due Presidenti della Commissione Bilancio all’Assemblea Regionale Siciliana; ha discusso, sia informalmente che invitato nelle sedi istituzionali, con diversi Sindaci, Presidenti di Consiglio Comunale, consiglieri comunali, parlamentari nazionali e deputati regionali; si è recato a Roma per discutere della vicenda di Acireale con i vertici di Federterme e prima ancora ha fatto conoscere la realtà del termalismo acese ad un Vice presidente nazionale di quella associazione; ha incontrato manager ed imprenditori privati che, in altre parti d’Italia e della Sicilia, stanno lavorando seriamente sul termalismo; ha scritto centinaia di articoli sul termalismo, qualche lavoro scientifico e ha sensibilizzato decine e decine di giornalisti ad affrontare, riprendere ed approfondire la questione Terme di Acireale e con essa quella di Sciacca; è stato a sua volta intervistato da giornali, emittenti radiofoniche e televisive, e testate web per esprimere la propria opinione, all’indomani o alla vigilia di fatti, provvedimenti o vicende che interessassero il termalismo in Sicilia.
Si dice che dopo aver speso almeno 10.000 ore ad affrontare ed approfondire un argomento si diventa competenti ed esperti in materia. Eppure, non è mai facile riprendere il tema, pur avendolo a cuore. E’ sempre incombente il rischio che, dopo siffatto impegno più che decennale, l’amore incondizionato e la passione autentica per una questione possano trasformarsi in ferrea ideologia oppure diventare una vera e propria ossessione che entrambe lasciano poco spazio alla tolleranza soprattutto verso l’ambiguità.
Ci proveremo ugualmente, confidando ancora una volta nella pazienza di chi ci legge o di chi ci ascolta.
L’ULTIMO FATTO DI CRONACA IN ORDINE DI TEMPO
E’ quello riportato da giornali, emittenti e testate on line nelle ultime ore. L’altro ieri sera, in sede di discussione del disegno di legge della II commissione dal titolo “Disposizioni per favorire l’economia. Disposizioni varie”, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato non l’intero disegno di legge (che verrà ripreso alla riapertura dei lavori, a settembre), ma ha votato l’art.2 quello titolato “Complessi termali di Sciacca e di Acireale” che autorizza il Ragioniere Generale della Regione a contrarre un mutuo della durata di 29 anni e di importo non superiore a 19,800 migliaia di euro per conseguire gli obiettivi previsti dal primo comma di quell’articolo.
Ovvero – così recita l’art.2 I comma – “al fine di portare progressivamente ad unità i complessi termali di Sciacca e Acireale, la Regione siciliana, per consentire la programmazione e l’attuazione di interventi speciali di sviluppo del turismo termale finalizzati alla promozione economica e alla coesione sociale e territoriale, è autorizzata all’acquisto di beni immobili e di diritti reali su beni immobili di proprietà delle società Terme di Acireale SpA e Terme di Sciacca SpA, entrambe in stato di liquidazione“.
Giornali e giornalisti giustamente si sono affrettati a riportare la notizia che, grazie allo stanziamento di quasi venti milioni di euro, le Terme di Acireale e di Sciacca sono state salvate, avviandosi rapidamente il percorso di affidamento della gestione ai privati. In parte è vero, in parte è no. Le reazioni alla notizia sono state positive, negative e neutrali. Positive da parte di chi, finalmente, vede uno spiraglio di luce in questa vicenda complicatissima che ormai si trascina da più di un decennio; non importa se ci siano di mezzo venti milioni di euro. Negative da parte di coloro che non ritengono giusto che la Regione contragga un altro debito, con annessi interessi da corrispondere alla banca, per ripagare debiti precedentemente contratti e solo in parte onorati. Nessuna reazione invece da parte di chi, talora con scetticismo talaltra con cinismo ma anche con indifferenza, si ritiene non più interessato a sentir parlare di Terme in Sicilia, considerando la partita ormai chiusa da tempo.
LA “RATIO” DELLA NORMA
La “ratio” della norma è stata spiegata sia dal Presidente della II Commissione Bilancio all’ARS on. Vincenzo Vinciullo sia dall’Assessore al Bilancio della giunta Crocetta dott. Alessandro Baccei. Con questa norma si prova a ricongiungere formalmente la proprietà e l’usufrutto dei beni immobili (e dei connessi diritti reali su tali beni immobili) facenti parte del patrimonio delle due società poste in liquidazione dal 2010, ovvero Terme di Acireale SpA e Terme di Sciacca SpA, le due società per azioni, operative dal 2006 e partecipate dalla Regione quale socio unico, che hanno sostituito nella gestione dei complessi termali le vecchie Aziende Autonome delle Terme, anch’esse poste in liquidazione. L’Assessore Baccei lo ha spiegato pure in Aula e le sue dichiarazioni sono pubbliche nel resoconto stenografico dell’Assemblea Regionale Siciliana (vedi link).
In questi anni – ha fatto capire l’Assessore – non si è mai riusciti a trovare una soluzione che sul piano formale fosse idonea a trasferire ai privati la gestione degli stabilimenti termali di Acireale e di Sciacca; con la situazione acese che si presenta decisamente più complessa di quella saccense. Ad Acireale, infatti, è successo che due immobili del patrimonio delle Terme (l’ex albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale, quest’ultimo però mai inaugurato) sono stati pignorati dalla banca creditrice, da Unicredit, perché la società di gestione non è stata nelle condizioni di pagare diverse rate scadute del mutuo originariamente contratto dalla Regione Siciliana quando gestiva direttamente l’azienda autonoma. La pendenza giudiziaria del pignoramento ha di fatto impedito che si potesse avviare la redazione del bando, perché nel “pacchetto” di beni non si poteva inserire un immobile da dare in concessione al privato, di cui però il privato non avrebbe mai potuto beneficiare, stante il pignoramento pendente.
In sostanza, si è voluto intervenire con un nuovo provvedimento legislativo per risolvere una serie di problemi in buona parte causati dallo stesso socio, in forza dell’applicazione di una pregressa legge. Da un lato, la Regione è socio unico delle due società in liquidazione, e dunque formalmente titolare dei beni immobili; dall’altro, però, avendo concesso l’usufrutto di questi beni immobili alle due società di gestione, ed essendo queste in stato di liquidazione, la sua titolarità è come se fosse non effettiva, intrecciandosi tra loro un complesso di norme di altro genere. Come ad esempio quella che prevede che la concessione per la coltivazione dei giacimenti termali non possa essere superiore a 25 anni (dieci dei quali sono andati praticamente a vuoto, avendo la Regione assegnato la concessione alle due società per azioni operative dal 2006, da quando furono esautorate le vecchie Aziende Autonome). Tra carte, pareri, lettere, risposte e controrisposte, la “pratica Terme” – perché di questo si tratta, è una pratica per gli uffici regionali – è andata avanti per lungo tempo, determinando un circolo vizioso dal quale non era più facile uscire.
Tutto nasce, infatti, da una norma “sbagliata”, cioè il primo comma dell’art.21 della legge regionale 12 maggio 2010 n.11, che così recita: “Entro 180 giorni dall’avvenuta cessione alla Regione delle quote azionarie detenute dalle aziende autonome Terme di Acireale e Terme di Sciacca rispettivamente nelle società Terme di Acireale S.p.A. e Terme di Sciacca S.p.A., la Ragioneria generale della Regione attiva le procedure necessarie a porre in liquidazione le due Società e, tramite lo svolgimento di una gara ad evidenza pubblica, affida a soggetti privati la gestione e la valorizzazione dei complessi cremotermali ed idrominerali esistenti nel bacino idrotermale di Acireale e di Sciacca, compreso lo sfruttamento delle acque termali ed idrominerali, nonché le attività accessorie e complementari“. E’ apparso chiaro fin dall’inizio che quella norma è stata a tutti gli effetti un “pasticcio” che ha creato non pochi problemi di applicazione. In primo luogo, la cessione alla Regione delle azioni in precedenza detenute dalle vecchie Aziende Autonome è avvenuta con grande ritardo e non è stata priva di complicazioni: ad esempio, i liquidatori delle vecchie aziende autonome, dimessisi uno dietro l’altro, non volevano cedere a titolo gratuito la titolarità delle azioni alla Regione, cioè all’Assessorato Bilancio, perché temevano di incorrere in sanzioni previste dalla Corte dei Conti. In secondo luogo, le società Terme di Acireale SpA e Terme di Sciacca SpA sono state poste in liquidazione praticamente subito, ovvero tre anni dopo l’avvio delle loro attività nella nuova veste giuridica formale (e ciò formalmente perché per tre esercizi consecutivi, come era del resto prevedibile fin dall’inizio, erano andate in perdita economica); anche in questo caso, però, la liquidazione si è protratta per lungo tempo ed è tuttora in corso, senza che si sia mai addivenuti allo scioglimento delle due società che continuano a perdere euro, ad intaccare il patrimonio netto aziendale, a rimanere in vita giuridicamente, pur non esercitando più alcuna attività. In terzo luogo, lo svolgimento di una gara ad evidenza pubblica per la privatizzazione non è mai avvenuto, perché in un caso, per Sciacca, la gara è andata deserta, in un altro caso, per Acireale, il bando di gara non è stato mai redatto, proprio per una serie di cavilli giuridici riconducibili, in buona parte, alla difficoltà della Regione a ricongiungere formalmente la proprietà e l’usufrutto dei beni immobili facenti parte del patrimonio delle Terme. Della redazione dei bandi si è occupata (per Sciacca) e si sarebbe dovuta occupare (per Acireale) la società Sviluppo Italia Sicilia, partecipata dalla Regione Siciliana, ma anch’essa recentemente posta in liquidazione. E’ noto che Sviluppo Italia Sicilia si è sempre occupata di altro e che in questo difficile compito è non è stata all’altezza dell’incarico affidatole.
Fin qui la “ratio”, cioè la motivazione a base del provvedimento legislativo votato dall’ARS. Dirigenti e funzionari del Dipartimento Bilancio hanno studiato a lungo il problema, come ha dichiarato l’Assessore in aula, e si è pervenuti a questa soluzione che dovrebbe facilitare il processo di affidamento ai privati della gestione, stabilendo regole più chiare e certe sull’affidamento dei diritti reali sui beni immobili e sulla concessione di 25 anni per la coltivazione dei giacimenti termali. Fin qui la “ratio”. Ineccepibile sul piano formale. Più discutibile sul piano sostanziale e su quello politico, ma in questi casi si rischia di debordare in altri terreni che la politica è più adusa a praticare con estrema disinvoltura, e talora anche con un pizzico di improvvisazione.
IL COSTO SOCIALE DELLA NORMA
Il costo sociale connesso alla approvazione della norma è elevatissimo. La Regione, per mezzo del Ragioniere Generale, verrà autorizzata a compiere operazioni finanziarie (segnatamente, un mutuo bancario) per un importo non superiore a 19,800 migliaia di euro, quasi venti milioni. La durata dell’operazione è di 29 anni, come si legge nella relazione di accompagnamento all’intero disegno di legge: “Con l’articolo 2, nelle more dell’avvio di un processo di riordino del settore termale in Sicilia, si mira a salvaguardare il patrimonio termale di Acireale e di Sciacca durante il processo di liquidazione in corso, autorizzando la Regione all’acquisto dei beni immobili di proprietà delle società Terme di Acireale S.p.A. e Terme di Sciacca S.p.A. La copertura finanziaria è assicurata mediante l’autorizzazione alla stipula di un mutuo per l’importo massimo di 18.900 migliaia di euro, con un piano di ammortamento della durata di 29 anni. Il comma 5 prevede, infine, il decentramento nell’utilizzazione dei relativi complessi in capo agli enti locali, mediante sfruttamento diretto o tramite soggetti da selezionare con procedura di evidenza pubblica“. Una parte del piano di ammortamento è contenuta nei commi III e IV della norma, che prevedono anche le modalità di copertura dell’impegno di spesa regionale. Fin qui la deliberazione.
Allo stato attuale, la norma infatti è stata solo approvata in aula, ma l’intero disegno di legge non è stato ancora votato nella sua globalità e se ne riparlerà a settembre, alla ripresa dei lavori. Una volta approvata la norma, bisognerà valutare, poi, se esistono le condizioni perché il Commissario dello Stato la impugni oppure no. Non è la prima volta che ciò accade. Infine, all’atto della stipula del mutuo, essendo palesi le finalità di finanziamento per salvare una “partecipata” regionale, non è detto che non intervenga la Corte dei Conti che finora ha sempre ammonito i Dirigenti regionali a non concedere, né a titolo di finanziamento né a titolo di ricapitalizzazione, nemmeno un euro alle società partecipate in perdita. E, ovviamente, in questi anni, le società di gestione Terme di Acireale SpA e Terme di Sciacca SpA, in liquidazione, sono state private di tutte le risorse finanziarie necessarie anche per l’ordinaria gestione, in forza di questo orientamento della magistratura contabile che ha condizionato fortemente l’azione del socio Regione, rimasto così per lungo tempo inerte e passivo, anche di fronte al “grido di dolore” espresso dai liquidatori, nominati però dal Presidente della Regione e quindi formalmente dallo stesso socio.
Dallo stato di “nemmeno un euro” si passa adesso a quello di “quasi venti milioni di euro” di risorse pubbliche, formalmente utilizzabili per ricongiungere proprietà e usufrutto dei beni immobili, ma di fatto impiegabili per far convergere privatizzazione e liquidazione che fin dall’inizio erano due strade parallele che mai si sarebbero congiunte. Di fronte ad uno stanziamento così massiccio di risorse pubbliche, venti milioni di euro, è lecito manifestare al riguardo qualche perplessità, pur riconoscendo che l’Assessorato al Bilancio ha lavorato più intensamente negli ultimi mesi per definire la “pratica Terme”. Come saranno utilizzate queste risorse non è dato saperlo. L’importo è molto preciso: 19,800 migliaia di euro che evidentemente sono la risultante di alcuni calcoli finanziari effettuati dagli uffici regionali. Quanta parte di queste risorse saranno destinate ad Acireale e quanta a Sciacca non si sa; quanta parte delle risorse saranno necessarie per pagare debiti pregressi e ristorare i creditori, scongiurando così ulteriori e perigliose ingiunzioni di pagamento, non è dato sapere; quanta parte delle risorse serviranno effettivamente soltanto per risolvere l'”impasse” con Unicredit per gli immobili pignorati ad Acireale non si sa. Nè l’Assessore Baccei, intervenendo in aula l’altro ieri sera, ha illustrato dettagliatamente il piano di utilizzazione delle risorse che saranno ottenute attraverso la stipula del mutuo.
NON E’ PIU’ TEMPO DI PERCHE’, DI SE E DI MA, PIUTTOSTO DI COME.
Una buona dose di pragmatismo suggerisce a tutti – politici, dirigenti, amministratori locali, liquidatori, comunità di riferimento e persino “commentatori”- di passare subito all’azione, perché non è più tempo di discutere di perché, di se e di ma, soltanto di come. Come fare del termalismo non una palla al piede, ma un effettivo strumento di partecipazione al rilancio economico della Sicilia. In effetti, è stata questa sana voglia di pragmatismo che ha accelerato, negli ultimi tempi, la definizione della “pratica Terme” che prima passava di ufficio in ufficio, tra carte, ricorsi, lettere, richieste di chiarimenti e dinieghi vari. La situazione poteva seriamente impantanarsi, con il rischio di qualche responsabilità, sul piano giuridico e non solo formale, a carico di chi talune azioni avrebbe dovuto compierle prima e non le ha compiute ed anche per chi, invece, giornalmente era ed è sotto pressione per pagamenti di utilities, rinvio nel pagamento di debiti, riscossione di crediti, etc… La velocità impressa alla “pratica Terme” cancella in un sol colpo tutte le possibili discussioni, e relative digressioni, su analisi pregresse e possibili ragionamenti. Tuttavia, anche un sano pragmatismo non esclude un “pensiero dinamico” in corso d’opera. Pertanto, anche in questo caso è lecito manifestare qualche dubbio.
Il primo dubbio è quello in precedenza riportato e che assomiglia molto al “peccato originale”: come mai, se prima un solo euro non è stato concesso alle due società di gestione, adesso se ne chiedono alle casse pubbliche ben venti milioni per conseguire finalità che, nella sostanza non nella forma, sono di salvataggio delle due società di gestione in liquidazione?
Il secondo dubbio è riconducibile all’ultimo comma della norma in questione. In sede di applicazione della legge, si prevede di coinvolgere i comuni dei territori dove ricadono gli stabilimenti termali, ovvero le città di Sciacca e di Acireale, dando loro la possibilità di godere della concessione per lo sfruttamento dei giacimenti termali ovvero, in alternativa, consentire loro di subconcederlo ai privati. In pratica, è come se la norma stabilisse che al bando di gara per la privatizzazione provvederanno i due Comuni. L’Assessore, interpellato, si è affrettato subito a dire che non è così e che il bando rimane una prerogativa degli uffici regionali. Se tutto ciò è una gratificazione ai Comuni per renderli partecipi e protagonisti delle scelte in materie di termalismo, ci sembra tuttavia che questa gratificazione sia tardiva, a “regole del gioco” già stabilite, quando forse sarebbe stato più opportuno coinvolgere prima i Comuni. Ad Acireale, ad esempio, l’Assessore al Bilancio o il Dirigente del Dipartimento Bilancio non si sono mai recati di persona per un confronto aperto e sereno con le istituzioni locali e con le comunità di riferimento. Inoltre, ammesso che al bando possano provvedere i Comuni, con quali competenze, con quali risorse e con quali margini di negoziazione nella trattativa coi privati potrebbero svolgere questi compiti così delicati?
Il terzo dubbio è di natura politica. Al primo comma dell’art.2 appena approvato in aula si legge “(…) per consentire la programmazione e l’attuazione di interventi speciali di sviluppo del turismo termale finalizzati alla promozione economica ed alla coesione sociale e territoriale”. A quale programmazione si fa riferimento? L’Assessore ha dichiarato in aula che è allo studio un disegno di legge, già sottoposto alla valutazione di diversi assessorati, che intende stabilire misure di rilancio per il termalismo regionale, sia pubblico che privato. Finalmente, verrebbe il caso di affermare! Ma, ad onor del vero, va detto pure che non sarebbe stato più ragionevole prima discutere ed approvare quel disegno di legge e poi passare alla discussione ed approvazione delle misure finanziarie per il salvataggio delle Terme di Acireale e di Sciacca, dato che per queste ultime si prevede di impegnare venti milioni di euro? E poi non esiste già un disegno di legge di riordino del sistema termale siciliano, ovvero la proposta di legge presentata nella passata legislatura dai deputati Giovanni Barbagallo e Concetta Raia e da quest’ultima ripresentata ad inizio della legislatura vigente? Come mai, non è mai stata presa in considerazione, pur provenendo da parte politica vicina alla maggioranza governativa, e se ne avanza invece una nuova? Ed ancora, in tema di termalismo siciliano, non è già operativo un Distretto produttivo del benessere termale, approvato dal passato governo Lombardo, alla cui guida per lungo tempo è stata assegnata (non sappiamo se lo è ancora) la professoressa Margherita Ferro, già commissario liquidatore delle Terme di Acireale? Come si raccordano tra loro tutte queste iniziative, quelle incipienti, quelle promesse e quelle già operative? Perchè la Regione, nel termalismo direttamente coinvolta come proprietaria di due società di gestione ad Acireale e Sciacca, che intende affidare i suoi “gioielli” ai privati, non promuove un road show internazionale delle sue strutture termali, in modo che la partecipazione ai bandi di gara sia stimolata attraverso una “presa di conoscenza” da parte di eventuali investitori privati? O si vuole correre il rischio, ancora una volta, che emanato il bando, lo stesso vada deserto per mancato interesse dei privati? Sembra che, allo stato attuale, le diverse parti del sistema regionale fra non loro non comunichino. L’Assessorato al Turismo insiste nel volere rilanciare il termalismo come componente aggiuntiva e qualificata dell’offerta turistica regionale, così come avviene in altre parti d’Italia. Ovviamente avrà bisogno di risorse pubbliche per perseguire queste finalità. E queste risorse come si conciliano con quelle, più consistenti e pari a 20 milioni di euro, che l’Assessore al Bilancio ha appena chiesto all’Assemblea Regionale Siciliana per finanziare il salvataggio delle Terme di Acireale e di Sciacca, di proprietà della stessa Regione?
UN GIANO BIFRONTE?
C’è un ultimo grande dubbio, per la verità emerso anche in sede di alcune ruvide discussioni in seno alla II Commissione Bilancio all’ARS, quando le delegazioni di Acireale e di Sciacca, alla presenza dei liquidatori e degli amministratori locali, sono state messi a confronto con la Dirigente dell’Ufficio Speciale per le Liquidazioni, costituito ad hoc all’Assessorato al Bilancio. Se il Dipartimento Bilancio, che adesso sta chiedendo all’ARS ben venti milioni di euro per le finalità prima ricordate, è socio unico delle due società di gestione Terme di Acireale SpA e Terme di Sciacca SpA, perché ha posto in essere negli ultimi tempi comportamenti che assomigliano più a quelli di un soggetto regolatore e meno a quelli di un soggetto proprietario? Perché, ad esempio, non ha approvato ancora l’ultimo bilancio di esercizio della società Terme di Acireale SpA, determinando così di fatto una situazione di paludosa incertezza anche sul piano giuridico e gravando di ulteriori responsabilità il liquidatore che, forse, avrebbe fatto bene a dimettersi subito alle prime avvisaglie di questo pericoloso braccio di ferro fra socio e amministratore? Perché il Dipartimento Bilancio, che ribadiamo è socio unico delle due società di gestione Terme di Acireale e Terme di Sciacca, non si è mai formalmente espresso, nei documenti societari, se assicurare alla liquidazione un regime di continuità aziendale (provvedendo, di conseguenza, allo stanziamento di risorse) o avviare la società senza indugio verso lo scioglimento, con la restituzione di tutto l’attivo residuo al socio unico? Perché ancora il socio unico, obbligando i liquidatori all’interruzione delle attività termali e all’erogazione delle prestazioni, ha di fatto interrotto anche quei pochi flussi reddituali che giustificavano quanto meno l’esistenza in vita di queste strutture, che ad onor del vero richiedono però consistenti interventi di ristrutturazione e ammodernamento per essere rilanciate? Perché, ancora, il Dipartimento Bilancio non ha organizzato a Palermo un tavolo dei creditori (come aveva promesso il Presidente Crocetta) per trovare modalità conciliative nel pagamento dei debiti, considerando che taluni creditori sono soggetti pubblici e che dunque si potevano trovare espedienti formali per addivenire anche ad una “soluzione politica” del problema dei debiti? Perché il Dipartimento Bilancio è rimasto praticamente inerte, senza intervenire in sede giudiziaria, quando al Tribunale di Catania era pendente alcuni mesi fa l’istanza di fallimento della società di gestione Terme di Acireale, poi scongiurata per il comportamento serio, onesto intellettualmente e responsabile dei giudici catanesi? Perché il Dipartimento Bilancio non ha chiesto a Sviluppo Italia Sicilia di aggiornare la valutazione dei cespiti, in modo da predisporre al meglio un dossier sullo stato degli immobili e delle attività delle società di gestione, e prepararsi in questo modo ad una interlocuzione più qualificata e meno aleatoria con i potenziali investitori privati? L’Assessore al Bilancio, di fronte alle obiezioni di alcuni deputati, ha promesso che sia la Dirigente dell’Ufficio Speciale per le Liquidazioni sia l’Ufficio Legale sono disponibili ad un confronto in seno alla Commissione Bilancio.
E’ nostro auspicio che questo confronto avvenga il più presto possibile anche per chiarire se ci sono margini residui per rivedere, in difetto o in eccesso, le somme previste per il mutuo e soprattutto stabilirne destinazione specifica e modalità di ripartizione (fra Acireale e Sciacca).
Quando dovessero palesarsi responsabilità, anche in presenza di un provvedimento normativo che nasce per salvare le Terme, è giusto che tali responsabilità vengano accertate fino in fondo. Non per colpevolizzare alcuno, ma per ristabilire i confini giuridici ed economici, formali e sostanziali, della questione. Ribadiamo, qui nella sostanza ci sono in ballo venti milioni di risorse pubbliche finalizzate al riacquisto di ciò che è sempre stato di proprietà della Regione (vedi il caso dell’ex albergo Excelsior Palace di Acireale).
Formalmente, sono risorse che servono a ricongiungere proprietà e usufrutto dei beni immobili e dei relativi diritti reali, in modo da velocizzare la privatizzazione. Ma nella sostanza sono venti milioni e dunque un’enormità di risorse e un costo molto alto imposto alla collettività per facilitare la transizione degli stabilimenti ai possibili investitori privati.