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Archivi del mese: settembre 2019

Excelsior e polifunzionale ecco l’offerta della Regione


Terme di Acireale, oggi è veramente l’ultima spiaggia


ACIREALE – Scade alla mezzanotte di oggi 26 settembre il termine ultimo per partecipare all’avviso di vendita per trattativa privata dei due beni facenti parte del patrimonio immobiliare delle Terme e già all’asta per ben quattro volte negli ultimi due anni. L’avviso è stato pubblicato qualche giorno fa sul sito delle Terme. Alla vendita potrebbe presentarsi nella giornata di oggi la Regione Siciliana che ha già autorizzato se stessa a riacquistare i due cespiti che già appartenevano a se stessa. Sì, è proprio così la Regione che autorizza se stessa. E’ un mostro a più teste, dove una parte (l’Assessorato all’Economia) ha bisogno dell’autorizzazione di un’altra (l’Ufficio legislativo e legale nonché il Dipartimento Finanze e Credito) per formalizzare un’offerta ad un’altra sua parte (i liquidatori della società partecipata Terme SpA) per riprendersi quello che già apparteneva ad un’altra sua parte (i due beni finiti all’asta e facenti parte del patrimonio regionale), senza trascurare che un’altra parte ancora (cioè l’Assemblea Regionale) aveva già autorizzato con legge tutte le operazioni fin dal 2016, ma un’altra parte (la burocrazia regionale e, in particolare, l’Ufficio speciale per le liquidazioni) si è sempre messa di traverso per devitalizzare l’efficacia di un provvedimento ope legis.

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Terme, burocrazia e aste deserte Regione verso offerta ai liquidatori


ACIREALE – L’Odissea acese. Questa volta nulla c’entrano i meravigliosi faraglioni della baia acese, l’avventura senza fine riguarda le Terme di Acireale. Burocrazia, aste deserte, fallimenti, delibere e proclami politici sono gli ingredienti di una storia che si rimpalla da governo a governo regionale ormai da quasi un decennio. Un gioiello afflitto dai debiti che nessuno è riuscito a salvare dalla svendita all’asta giudiziaria. Quattro, negli ultimi due anni, sono andate deserte. Ora il Governo Musumeci ha deciso di tornare ad occuparsi delle Terme di Acireale.

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Valorizzare il sistema termale attraverso il partneriato pubblico privato


Il contributo del dottor Franco Piccirillo, commercialista, revisore contabile ed esperto di finanza pubblica

1- STABILIMENTI TERMALI IN ITALIA-

Altro che modello di turismo destagionalizzato,altro che benessere ,altro che relax!!!
Le terme per i comuni o regioni proprietarie sono una vera e propria palla al piede,specialmente in questo periodo con il patto di stabilità e la mancanza assoluta di risorse!!!
Tutte le terme, anche quelle più famose come quelle di Salsomaggiore, sono in crisi da profondo rosso e tra le società partecipate sicuramente tra le peggiori per : scarsa redditività ,elevati costi del lavoro,spese di manutenzione eccessive ,voragini in cui gli stessi comuni o regioni hanno versato soldi pubblici,purtroppo senza ritorno.
L’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, nella sua analisi “gestione di terme e fonti” ha così catalogato: le società partecipate nella gestione delle terme e delle fonti sono 46 ( quarantasei),di queste 44 ( quarantaquattro) sono partecipate dirette o miste e la loro perdita annua pro quota ,riferita al 2012,è pari a 13,4 milioni di euro . Perdita che negli anni non è ammortizzata da maggiori ricavi bensì con l’erogazione di denaro del contribuente. Nella rossa Emilia e Romagna le terme di Salsomaggiore e Tebiano si collocano ai primi posti nella blacklist italiana con perdita annua media di duemilionicinquecentomila euro ,con depauperamento del patrimonio di circa il 15% ed abbattimento del fatturato del 30% con grave crisi occupazionale.In Toscana la musica non cambia ,la Montecatini non naviga in buone acque, il bilancio del 2011 è stato chiuso con una perdita di 1,6 milioni di euro. Nel meridione le terme di Stabia ,completamente rinnovate nel 1964, da quella data non hanno prodotto mai utile ed oggi sono state dichiarate fallite;in Sicilia due sono gli impianti termali ad Acireale e Sciacca e sono entrambi in liquidazione dal 2010. A fronte di una Caporetto di perdite la Regione Sicilia ha versato negli ultimi 4 anni ben 12 milioni
Così come sono state gestite non c’è dubbio che tutte le terme italiane hanno affossato e continuano ad affossare gli enti pubblici proprietari,i quali oggi non possono più muoversi per mancanza di risorse.Ne é possibile affidare la gestione a privati PERCHÈ a fronte di patrimoni così depauperati e bilanci così disastrosi appare difficile che il privato se la senta di investire

2– CRITICITÀ SULLE TERME E SULLE FONTI

Da una attenta analisi dei bilanci di buona parte delle terme in discussione si evincono una serie di criticità dovute soprattutto alle gestioni pubbliche e quindi politiche :
— personale in esubero e non sufficientemente qualificato
–consigli di amministrazione con incarichi politici ad alto costo
–riconoscimenti e rimborsi spese elevato
— investimenti e manutenzioni non eseguite per mancanza di liquidità
— debiti elevati per mancanza di risorse anche a copertura di perdite
–mancanza di adeguata pubblicità che si riflette su un fatturato non conforme alle spese di gestione
Da tutto ciò si evince come le gestioni passate siano molto lontane da quelle di imprese a capitale privato ove il tutto avviene attraverso un perfetto sincronismo tra costi, ricavi e utili da produrre ,con investimenti da effettuarsi soprattutto per la salvaguardia e lo sviluppo del patrimonio
Nei casi esaminati e gestiti da enti pubblici è avvenuto esattamente l’opposto: il patrimonio ,a causa delle perdite subite nel tempo è stato eroso ,non ci sono risorse per la valorizzazione e quindi il rilancio.Appare inutile la ricerca di un privato che investa in attività dove il fatturato medio è al di sotto dei costi di gestione

3 OPERAZIONE DI VALORIZZAZIONE DEL SISTEMA TERMALE

È di competenza dell’ente pubblico proprietario procedere ad una concreta valorizzazione del sistema termale ivi comprese le fonti , a partire dai cespiti che lo costituiscono ,perchè è solo da questi che può essere generata una nuova e moderna produzione. L’ente pubblico per la valorizzazione degli immobili che costituiscono il sistema termale ha a disposizione nuove e moderne strategie di management pubblico tenendo conto che ormai non dispone più di risorse tali da affrontare in proprio il problema

4. IL PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO ( PPP ) NEL SISTEMA TERMALE

Il PPP è sicuramente la strada da affrontare perchè costituisce il punto di riferimento più importante al quale si sono ispirati tutti i decreti economici a partire dal 2010 ad oggi ,ultimo quello del MEF del 2014.Questo è quanto offerto dallo Stato e dalle Regioni agli enti territoriali proprietari del sistema termale,compete pertanto agli stessi enti territoriali interpretare ,studiare ed applicare quanto sancito.
Il PPP costituisce l’alternativa più logica alla scarsità di risorse pubbliche in quanto è in grado di attivare risorse finanziarie private ,utilizzando tutte le nuove formule di tipo negoziale ,progettuale,giuridico economiche,assumendo il patrimonio del territorio disponibile come “asset” su cui creare valore sociale ed economico e nel contempo generare attrattività territoriale, che poi è la missione della PA.
Gli enti locali devono guardare con la massima attenzione al PPP ,in quanto, essendo obbligati al rispetto dei saldi finanziari,se intendono partecipare o realizzare nuovi progetti ,devono per forza di cose servirsi di queste nuove procedure,coinvolgendo tutte le più attuali forme di approvvigionamento finanziario che vanno dal l’ormai obsoleto project finance ai più attuali contratti di disponibilità ai leasing in costruendo ai fondi immobiliari

5. ASPETTI PARTICOLARI DEL PPP

Il PPP quale forma particolare di cooperazione tra il settore pubblico è quello privato imponendo una corretta gestione del contratto pubblico ,se proviene dalla PA, o una corretta gestione delle convenzioni se proviene dal promotore privato di progetto. I contratti e le convenzioni derivanti da questa cooperazione hanno per oggetto la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione di un’opera pubblica o di pubblica utilità compresi i servizi di interesse generale (SIEG), con il finanziamento totale o parziale del privato e con allocazione dei rischi ben individuati come per legge
Da ciò si evince come tutti gli interventi di rigenerazione urbanistica ,di housing sociale,di edilizia perequativa,,di programmi integrati di intervento ,di programmi unitari di valorizzazione territoriale ( PUVAT), possono non essere più soddisfatti con il tradizionale incontro della PA come stazione appaltante e l’impresa privata esecutrice dei lavori. Con l’entrata in vigore del regolamento di attuazione del nuovo codice degli appalti( 2010) ,le procedure realizzative che interessano la PA per l’affidamento dei lavori ,servizi e forniture,vengono totalmente revisionate ed armonizzate. Sono cambiati i modelli organizzativi ed amministrativi per la PA e l’iter con il privato
Il nuovo impianto giuridico ( di provenienza anche comunitaria ) rende superata la legislazione su opere pubbliche e lavori degli ultimi dodici anni. Il modello da giuridico specialistico diventa gestionale procedurale e documentale con nuovi attori ( promotore privato di progetto ),nuove responsabilità e compiti diversi

6. FORME DEL PPP

Abbiamo tre possibili forme
–PPP contrattuale
— PPP istituzionalizzato
— PPP negoziale
Per le problematiche relative al sistema termale ed alla sua valorizzazione la forma di PPP che più interessa è sicuramente quella negoziale in quanto in tutte le sue espressioni si evidenzia il passaggio da una pianificazione impositiva ( IUS imperii) ad una negoziata ( convenzione ) i cui contenuti devono essere la puntuale espressione di equilibrio tra interessi pubblici e privati
Il PPP negoziale non è un modello strutturale fisso ,creato apposta per la collaborazione tra pubblico e privato ma un “sistema” fatto su misura per la realizzazione di un progetto ben determinato,non è una panacea ma un vestito che occorre ritagliare su misura per ogni situazione specifica ,con la redazione di idonei piani di fattibilità ,che ne costituiscono l’architrave. È un processo cooperativo ,passaggio obbligato ,affinchè le fasi successive del processo realizzativo dei progetti si manifestino attraverso puntuali accordi di convenzione.Sotto questo profilo l’articolazione del PPP negoziale è tanto più estesa e innovativa quanto più la PA è capace di spostare il focus della sua operatività dall’intervento diretto ( IUS imperii) alla creazione di un ambiente favorevole per le iniziative private e gli stessi privati siano capaci di lavorare con la PA .Più aperto è il dialogo più si va incontro a quel principio della sussidiarietà prevista dall’ art 118 della costituzione . Gli esiti del PPP negoziale sono il frutto di un combinato disposto tra la qualità dell’intervento privato e la capacità (?) della PA ad individuare i propri obiettivi ed interloquire con i soggetti privati attraverso convenzioni

7. IL PPP NEGOZIALE ED IL SISTEMA INTEGRATO DEI FONDI IMMOBILIARI NEL SISTEMA TERMALE

Tutti i decreti economici a partire dal 2008 e Sino al documento economico emesso dal MEF nel 2014 ,individuano nel settore dei fondi immobiliari sia aperti che chiusi, il volano più interessante per dare impulso all’economia in particolare nella loro applicazione ai moderni sistemi di PPP di tipo negoziale
I fondi immobiliari nascono come un nuovo e moderno veicolo di investimento finanziario,sicuramente alternativo agli altri prodotti di mercato,quali : il leasing,i mutui e quant’altro,allo scopo di canalizzare il risparmio privato verso il mercato immobiliare( fondi pensione. TFR) .Essi rappresentano il punto di unione tra due mercati quello dei capitali e quello immobiliare ed è proprio questo legame col tessuto urbano in genere e con le esigenze della casa che lo rende strumento innovativo in grado di apportare risorse per la trasformazione del territorio ,per la sua valorizzazione e per l’economia del paese.
Lo strumento dei fondi immobiliari ha tutte le capacità e potenzialità per avere un peso rilevante nelle trasformazioni urbane ma anche nelle valorizzazioni di immobili pubblici
Esso può e deve diventare il partner di PA e di proprietari immobiliari privati nella trasformazione e rivalutazione del territorio,perché non genera conseguenze sul patto di stabilità ,consente la riduzione del debito pubblico generando economia. Questo strumento potrebbe diventare il vero e unico volano di sviluppo con la creazione di fondi immobiliari locali a seguito della partecipazione della PA al PPP ,mettendo in gioco aree disponibili o anche per la rivalutazione dei propri immobili, anche con l’intervento del privato

8. IL SISTEMA INTEGRATO DEI FONDI IMMOBILIARI ED I PROGRAMMI DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO NEL SISTEMA TERMALE

Il sistema integrato dei fondi immobiliari nasce con l’obiettivo di accrescere l’efficienza dei processi di sviluppo e di valorizzazione dei patrimoni immobiliari di proprietà degli enti territoriali,di altri enti pubblici e delle società interamente partecipate dai predetti enti. Un ultimo decreto del MEF ,a conferma di quanto detto,istituisce una SGR ( INVIMIT) con il compito di gestire fondi nazionali che possono partecipare a quelli immobiliari locali costituiti da enti territoriali a cui conferire immobili oggetto di valorizzazione( immobili del sistema termale)
L’implementazione del sistema integrato dei fondi immobiliari ha l’obiettivo primario di conseguire la riduzione del debito pubblico,in quanto le risorse provenienti dal possesso delle quote di partecipazione da parte della PA dovrà essere impiegato esclusivamente alla riduzione del proprio debito è solo in mancanza di questi agli investimenti

9. INVIMIT SGR E GLI ENTI TERRITORIALI

Gli enti territoriali sulla base di puntuali analisi di fattibilità ,promuovono la costituzione di fondi comuni di investimento locali ( fondi territoriali) a cui possono essere apportati i beni immobili e diritti relativi al sistema termale. L’apporto può avvenire con le procedure previste dall’art 58 del DL 112 del 2008 a fronte di correlata emissione di quote; nel conferimento la sgr può assegnare quote pari al 75% del valore di apporto dei beni e compatibilmente col piano economico della stessa sgr ,per il restante valore un corrispettivo in denaro,che dovrà essere impiegato per la riduzione del proprio debito o in mancanza in investimenti( spending review)

10. MODALITÀ DI COSTITUZIONE E CONFERIMENTO IMMOBILI

Le modalità di costituzione dei fondi locali sono dettate dall’art 4 del dl 25-9-2001 n351 convertito con modificazioni dalla legge 410 del 23-11-2001 ed ai sensi dell’art 33 del dl 98 del 2011 ed operano sul mercato in regime di concorrenza.Tali conferimenti devono avvenire sulla base di progetti di valorizzazione approvati con delibera dall’organo di governo dell’ente previo esperimento di procedura di selezione della sgr con evidenza pubblica. Ai fondi cui sopra possono conferire beni anche i soggetti cui al comma 2 ( soggetti privati di cui al dlgs 12-4-2006 n 163 ). La PA inoltre può avvalersi delle capacità organizzative e pianificative dal punto di vista finanziario della SGR per la definizione anche iniziale del progetto di valorizzazione ( PROMOTORE PRIVATO DI PROGETTO)

11. CONCLUSIONE

Come è stato più volte chiarito il sistema integrato dei fondi immobiliari applicato ai moderni sistemi di PARTENARIATO pubblico privato specialmente quello di tipo negoziale ( convenzione) costituisce il volano più interessante per dare impulso all’economia e creare servizi. La procedura di valorizzazione del sistema termale,ma anche di qualsiasi altro sistema urbano ,costituito da immobili (PUVAT) è l’unica strada percorribile PERCHÈ non richiede investimenti da parte della PA proprietaria degli immobili, quindi rispetta il patto di stabilità ,mette in gioco immobili obsoleti che alla chiusura del fondo saranno restituiti completamente valorizzati e prevede soprattutto l’intervento del privato che non è l’imprenditore di turno ma il sistema bancario (Sgr)
A questo punto non si riesce a capire come la regione possa riacquistare gli immobili(??)e come la corte dei conti possa asseverare. Il problema dei debiti di liquidazione può essere risolto con il conferimento degli immobili al fondo locale partecipato da invimit!!!!

Una Regione termale


L’articolo su Milano Finanza del 12 settembre 2019

Terme di Acireale, uno spiraglio di luce ma resta un enigma difficile


Su La Sicilia del 12 settembre 2019

Si salveranno sul serio le Terme di Acireale, dopo l’ultimo provvedimento del governo regionale, la delibera n.320 del 4 settembre 2019? Sono in molti a porsi questo interrogativo, tra slanci di entusiasmo, dubbi di fattibilità e spinte al disfattismo, ormai diventato uno sport popolare in Sicilia. In questi giorni i media hanno riportato le dichiarazioni del Presidente Nello Musumeci sull’importanza dell’operazione di riacquisto di due beni immobiliari perché le Terme di Acireale sono un asset strategico per il comparto turistico isolano. Musumeci è da sempre convinto della necessità di assicurare un sostegno pubblico nella transizione delle Terme regionali verso i privati. Nella passata legislatura fu tra i più attivi in aula nel dibattito preliminare all’approvazione della legge n.20 del 2016, che all’articolo 2 contiene una norma “salva-Terme” finora parzialmente disattesa. Gli va dato atto di coerenza e di buona volontà. Peccato però che, da quando Musumeci si è insediato come Presidente della Regione, la burocrazia palermitana si sia messa di traverso e non perché abbia chissà quale interesse, ma perché ha delegittimato di fatto la previsione finanziaria contenuta in quella legge, cioè autorizzare la Regione a contrarre un mutuo per riunificare il patrimonio immobiliare delle Terme di Acireale e Sciacca. Dirigenti e funzionari hanno sempre tirato fuori un cavillo, ora tecnico ora giuridico, rinviando sine die qualsiasi decisione di spesa. Musumeci e il suo assessore all’Economia Gaetano Armao hanno tirato dritto per la loro strada e, con la delibera di qualche giorno di fa che nei fatti reitera una analoga del 13 giugno scorso, adesso il governo regionale potrà avviare una trattativa privata con la società di gestione delle Terme per formalizzare un’offerta e acquistare due beni finiti da tempo nella morsa dei creditori: l’ex albergo Excelsior Palace, chiuso con i sigilli giudiziari dal 2011 e da allora mai più riaperto; e il dirimpettaio centro polifunzionale, mai inaugurato al punto che nel 2005 se ne occupò Striscia la Notizia. La delibera di giunta precisa che la Regione potrebbe formalizzare un’offerta del 30% in meno rispetto a quella che avrebbe potuto avanzare tra giugno e luglio se allora i burocrati avessero approvato la partecipazione alle due aste pubbliche. Il “via libera” dalla dirigenza è arrivato solo dopo che la giunta regionale ha presentato un programma di sviluppo del turismo termale in Sicilia e un connesso piano economico-finanziario, asseverati dall’Irfis, con indicazione dei presunti ricavi da privatizzazione e del rimborso mensile delle rate del nuovo mutuo. Si tratta di questioni apparentemente tecniche, che sfuggono ai più, che innervosiscono soprattutto gli Acesi; ma dietro tali questioni si cela una lotta intestina che dura da decenni a Palermo, ovvero il braccio di ferro fra burocrazia e politica, tra dirigenti e funzionari da un lato e assessori e deputati dall’altro. Ogni tanto ci sono convergenze parallele, come avrebbe detto qualcuno. Di norma però ci sono tensioni. E sulla vicenda delle Terme di Acireale e di Sciacca, si sono accumulate negli ultimi tempi solo tensioni. La burocrazia è preoccupata di incorrere in responsabilità se la Corte dei Conti dovesse eccepire che i soldi pubblici destinati (ancora una volta) al salvataggio delle Terme non servirebbero a nulla; di conseguenza, chiede carte e reclama continui chiarimenti. Nessuno dice però che la stessa burocrazia qualche responsabilità l’ha avuta in questi anni, e cioè “culpa in vigilando” per non aver fatto nulla per evitare che le Terme di Acireale si depauperassero in valore e soprattutto negli asset immobiliari. A conti fatti, in dodici anni da quando le Terme sono una partecipata regionale, si sono dilapidati ben trenta milioni di euro, tra perdite accumulate, debiti consolidati e quasi 1,7 milioni di euro in compensi ad amministratori, commissari e liquidatori succedutisi. Chapeau! Adesso, si vede uno spiraglio di luce all’orizzonte. Se la Regione dovesse riunificare in tempi brevi tutto il patrimonio nelle proprie mani, scongiurando lo spossessamento dell’ex albergo e del centro polifunzionale, potrebbe partire subito la seconda fase, quella della privatizzazione prevista dalla legge n.11 del 2010. Un enigma difficile da risolvere, non privo di insidie, pieno di se e di ma, incerto negli esiti. Però necessario a questo punto per provare a reinserire Acireale e Sciacca nei circuiti importanti del termalismo italiano

La delibera del governo regionale che dà il via libera all’operazione Terme di Acireale


Il testo della delibera di giunta del 4 settembre 2019 (Delibera_320_19)

Terme di Acireale, ritorno al futuro


L’articolo di Gaetano Rizzo su La Sicilia del 10 settembre 2019

Terme di Acireale, la politica “si piega” alla burocrazia? Con meno di dieci milioni di euro adesso la Regione riacquisterà albergo e centro polifunzionale


E’ del 4 settembre cioè di cinque giorni fa, la delibera n.320 del governo regionale “Legge regionale 29 settembre 2016, n. 20, articolo 2. Terme Acireale S.p.A. – Programma di sviluppo del turismo termale” con cui la giunta presieduta da Nello Musumeci ha dato il via libera all’operazione di riacquisto dell’ex albergo Excelsior Palace e del centro polifunzionale, dopo il lungo “braccio di ferro” tra l’assessore all’Economia Gaetano Armao e la potente burocrazia palermitana che nelle sue diverse articolazioni assomiglia a Koshi, il serpente ad otto teste evocato dalla mitologia giapponese.  Il “braccio di ferro” è durato tutta l’estate perché di fatto la prevista spesa di 13 milioni di euro, a valere sulla legge regionale del 2016, non veniva mai autorizzata dai dirigenti della Ragioneria Generale, del Dipartimento delle finanze e del credito e dell’Ufficio legislativo e legale della Presidenza della Regione, perché giudicata onerosa per l’erario pubblico e dunque potenzialmente “bacchettabile” dalla Corte dei Conti. Infatti, la precedente delibera di giunta n.236 del 13 giugno, di analogo tenore a quella approvata cinque giorno, era stata di fatto “neutralizzata” dal contenuto forte di alcuni allegati tecnici, in cui la burocrazia regionale esprimeva perplessità sulla opportunità di impiegare somme pubbliche acquisibili grazie ad un mutuo di nuova accensione, ma incerte nelle modalità di rientro dell’ingente debito contratto.

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