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Archivi del mese: marzo 2015

Un’ombra che trama sulle Terme di Acireale

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L’articolo di Fabiola Foti sull’Urlo.Info

Terme di Sciacca, tavolo alla Regione sui possibili percorsi per riattivarle

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dal sito del Giornale di Sicilia

Terme di Sciacca, tavolo alla Regione sui possibili percorsi per riattivarle

28 Marzo 2015

La prossima settimana la Regione convocherà Sviluppo Sicilia per comprendere i tempi di emanazione del bando che affiderà ai soggetti privati la gestione delle terme

regione, Sciacca, terme, Agrigento, Politica

SCIACCA. Riunione sulle terme di Sciacca, convocata dalla presidenza della Regione. Alla riunione hanno preso parte, Mariella Lo Bello, vicepresidente della Regione, Nelli Scilabra, segretaria particolare del presidente, Salvatore Sammartano, Ragioniere generale, Grazia Terranova, dirigente del servizio partecipate, Marcello Giacone, capo della segreteria tecnica dell’assessore al Turismo. Presenti inoltre Fabrizio Di Paola, sindaco di Sciacca, Carlo Turriciano, commissario delle terme di Sciacca e Calogero Bono, presidente del consiglio comunale di Sciacca.

Nel tavolo avviato oggi sono stati discussi alcuni possibili percorsi da intraprendere per riattivare le terme. In virtù di questo, la prossima settimana la Regione convocherà Sviluppo Sicilia per comprendere i tempi di emanazione del bando che affiderà ai soggetti privati la gestione delle terme. Inoltre per il periodo di espletamento di tale bando, si stanno ipotizzando forme di gestione provvisoria e temporanea, che vedrebbero coinvolti attivamente oltre le terme e la Regione, anche il Comune stesso.

Terme di Acireale, il racconto dell’ultima puntata

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dal sito Fancity

Terme di Acireale, il racconto dell’ultima puntata

terme-acirealeLa chiusura delle Terme di Acireale è dovuta al “taglio” dell’energia elettrica per riscontrata morosità. Da qualche anno le bollette venivano, comunque, pagate grazie ad un piano di rientro che il liquidatore aveva concordato corrispondendo la cifra di 9 mila euro al mese. Poi finiscono i pagamenti perché non sono state incassate le somme che l’ASP doveva, circa 150 mila euro, per i servizi prestati ed ancora sono stati “stoppati” ben 400 mila euro previsti nella legge regionale n°3 del 2015 specifica per il finanziamento delle utenze. Iniziano, invece di ricevere i soldi previsti per legge, le stranezze.

La legge regionale 3 del 2015 all’art. 12 comma 3 dispone che siano dati i contributi (800 mila euro da suddividere tra Sciacca e Acireale) proprio per il pagamento delle utenze (acqua, luce, gas, etc.) ma l’Ufficio per le liquidazioni invia una nota in cui si afferma che i fondi non saranno assegnati in quanto non si intende finanziare una struttura partecipata che è in perdita di esercizio. Ora è vero che le Terme di Acireale sono in perdita di esercizio ma è anche vero che dal 2013 le perdite sono diminuite significativamente. Così sono “spariti” oltre 500 mila euro (ASP e Legge Regionale N°3 del 2015 comma 3).

La cosa da sottolineare che per il mese di aprile 2015 già vi erano numerose prenotazioni, circa 40 fanghi al giorno e il reparto inalatorio per il mese di aprile era completamente sommerso dalle prenotazioni, ovviamente il servizio è stato disdetto e tutte le prenotazioni sono andate perse.

Il commissario liquidatore Luigi Bosco sta attuando, in queste ore, contatti con il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta per chiarire la questione delle 400 mila euro della legge regionale che sarebbero dovute essere girati alle Terme di Acireale. Il danno del mancato incasso si riflette anche e soprattutto su tutte le transazioni avviate che ora rischiano di essere annullate, come quella con l’Unicredit e altre situazioni che si potevano chiudere positivamente.

Altro colpo alle Terme di Acireale arriva dal Comune di Acireale che chiede, attraverso la SOGIP, 80 mila per il gas (richiesta attraverso decreto ingiuntivo) più altre 200 mila per il consumo dell’acqua.

L’ultima possibilità per salvare le Terme, rimane nella possibilità che il presidente Crocetta risolva la questione dei 400 mila della legge n° 3/2015 oppure sarà fallimento. Fallimento significa che i beni delle Terme andranno all’asta e possibilmente acquistati ad un prezzo stracciato.

Così si avvia alla fine la storia delle Terme di Acireale. La malapolitica le ha portate al degrado, al fallimento, alla svendita.

Sono i debiti che stanno affossando le Terme in liquidazione

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dal settimanale I Vespri, anno X, n.13, pag.9

vesprin13

 

Bollette non pagate, chiuse le Terme di Acireale

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dal sito Il Mattino di Sicilia

Bollette non pagate, chiuse le Terme di Acireale

Una (apparente)  banale storia di bollette della luce non pagate. E le Terme di Acireale chiudono.  Ma i conti arretrati e non saldati con l’Enel sono solo una parte dei debiti mostruosi: 12 milioni di euro, dei quali 8 solo con Unicredit per un mutuo. E la luce? L’Enel ha staccato la fornitura di energia elettrica perchè è creditrice di una cifra non da poco, 70.000 euro. Staccata la luce, il commissario liquidatore, l’ingegnere Luigi Bosco non ha potuto fare altro che chiudere tutte le strutture. E dunque, vanno verso una misera fine le ultracentenarie Terme di Acireale, come le gemelle di Sciacca. Nè, a risollevare le sorti serviranno i 400mila euro – per entrambi i siti  – che la Regione Sicilia ha stanziato, ma che ancora non sono stati liquidati per i soliti problemi della burocrazia.  Per fortuna che sul sito delle Terme di Acireale campeggia la frase “Aperte tutto l’anno”. Tranne quando staccano la luce, verrebbe da aggiungere. In Sicilia ci sono 11 stabilimenti e  fanno l’anno 441 mila presenze, Montecatini  da sola ne fa 1,7 mln. I turisti portano ricchezza (158 €/giorno) ad altre regioni. Acireale (12 mln di debiti) e Sciacca (7 mln) da 15 anni sono in attesa di privatizzazione.

 

Terme di Sciacca, le promesse mancate di Crocetta

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dal sito del Corriere di Sciacca

SCIACCA – CRONACA
TERME, L’ENNESIMO IMPEGNO DI CROCETTA IN UN INCONTRO CON ESPONENTI PD

23/03/2015 18.37

Il segretario cittadino del Partito Democratico, Gianfranco Vecchio, ha diffuso poco fa su Facebook un post con cui annuncia che i parlamentari del suo partito, quelli che ieri erano presenti ad un’assemblea cittadina convocata per affrontare alcune problematiche del territorio, prima fra tutte le Terme, hanno incontrato il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta.

Vecchio riferisce che il governatore ha assunto l’impegno di salvare la stagione in corso e pubblicare al piu presto il bando per le manifestazioni d’interesse. Non è la prima volta che Crocetta parla delle Terme e distribuisce ottimismo, c’è solo da augurarsi che le sue non siano frasi di circostanza e che ci sia un concreto intervento. Ovviamente nel più breve tempo possibile, sperando che il presidente sappia che la stagione deve cominciare e che non si può perdere ulteriore terreno.

 

Le liquidazioni che piacciono a tutti In Sicilia i “pozzi neri” dello spreco

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da Live Sicilia

Le liquidazioni che piacciono a tutti In Sicilia i “pozzi neri” dello spreco

Le storie degli enti che non sono mai stati liquidati. Ai tempi di Maradona e di “Ritorno al futuro” iniziò lo scioglimento di uno di questi enti inutili. E non si è ancora concluso. Da allora, le aziende da chiudere sono ancora tutte lì. E continuano a costare milioni di euro ai siciliani.

PALERMO – Maradona in quei giorni sbarcava in Italia. Sarebbe diventato il re di Napoli e il pibe de oro. Ma il campionato lo vincerà a sorpresa l’Hellas Verona. Era un anno di sogni e speranze, il 1985 scandito dalle note We are the world e dall’arrivo sui grandi schermi di “Ritorno al futuro”. In quell’anno, trent’anni fa, iniziò la liquidazione dell’ente regionale Siace. Non si è ancora conclusa.

Perché la Sicilia è terra di “pozzi neri”, che in silenzio sembrano inghiottire persino il tempo. E insieme a quello, quantità enormi di soldi e futuro. La liquidazione della società Siace spa, nata per la fabbricazione di carta e cartone, somiglia proprio alla costante erosione delle termiti nel legno. Secondo dopo secondo, anno dopo anno, le casse pubbliche “sganciano” indennità per accompagnare verso la fine un ente già finito. Ma che rimane pervicacemente “vivo”. Nel caso dell’ente dalla liquidazione più lunga del pianeta, per fortuna, l’indennità corrisposta al liquidatore, stando al sito ufficiale della Regione siciliana dal quale sono ricavabili molti dei dati che proporremo, è poco più che simbolica: ottomila euro per Gaetano Chiaro. Il dirigente che nel frattempo ha sostituito, all’assessorato alla Salute, l’attuale ragioniere generale Salvatore Sammartano. Che di liquidazioni sembra intendersi, visto che ha contribuito a inserire, nell’ultima Finanziaria approvata dalla giunta due giorni fa e tra pochi giorni all’Ars, una norma che prevede l’istituzione di un ufficio che si occuperà delle liquidazioni degli enti pubblici legati alla Regione.

La Siace, però, è una società partecipata. Come lo sono Biosphera e Multiservizi, spa, queste ultime sono state sciolte per creare la nuova mega-società Servizi ausiliari sicilia. Ma anche in questo caso lo “scioglimento” si traduce in un continuo consumo di risorse: quelle necessarie per garantire ad Anna Rosa Corsello due compensi lordi rispettivamente da 25 mila e 40 mila euro. Che si aggiungono, ovviamente, alla indennità “omnicomprensiva” di dirigente generale, già superiore ai 160 mila euro lordi annui. Somme, quelle per la liquidazione, che dovrebbero, norme alla mano, essere per metà restituite all’Economia. Ma sull’effettiva restituzione di queste indennità, erogate a diversi dirigenti della Regione, le notizie sono contraddittorie e poco chiare.

Il Ciem invece aveva il compito di occuparsi della gestione di eventi e fiere. La società, nata nel 1999 è in liquidazione dall’agosto del 2009. Al liquidatore Baldassare Quartararo vanno diecimila euro. Ma fino a pochi mesi fa, lo stipendio del direttore generale Antonino Giuffrè sfiorava i 195 mila euro lordi. Succede poi che la Regione decida di mettere su una società con un leggero ritardo. È il caso dell’Info Rac Map spa nata nel 2007 per l’esecuzione della convenzione di Barcellona sulla protezione del Mediterraneo dai rischi dell’inquinamento. Un accordo datato… 1976. Dopo trent’anni d’attesa, però, la società ha sofferto di “liquidazione precoce”, giunta ad appena due anni dalla nascita. Anche il liquidatore di questa società è Baldassare Quartararo: ecco altri 25 mila euro lordi annui.

In una terra senza lavoro come la Sicilia non poteva mancare la società col compito di “promuovere l’occupazione”. Così nasce Lavoro Sicilia. Un ossimoro già nella denominazione di una azienda nata nel 2001 e in liquidazione recentemente, che assicura al liquidatore dimissionario Giovanni Ravi altri 25 mila euro lordi. E anche le Terme di Sciacca e Acireale (per le prime il governo, tra le polemiche, sembra pronto a interrompere qualsiasi attività) hanno assicurato compensi ai liquidatori: 32 mila euro lordi a Carlo Turricciano nominato già da Raffaele Lombardo e la metà per Luigi Bosco.

Ma insieme alle partecipate, per le quali il governo ha da tempo creato un ufficio ad hoc per le liquidazioni dai risultati finora quantomeno modesti (se si esclude la rotazione dei dirigenti apicali), ecco anche alcuni “enti pubblici vigilati”. Sono questi l’oggetto della nuova norma prevista in finanziaria che dovrebbe creare un ufficio dedicato a questi soggetti in liquidazione. A dire il vero, un ente avrà una sua specifica norma nelle legge di stabilità. L’Arsea è un ente che dovrebbe occuparsi dei contributi agli agricoltori. Un ente inutile, visto che dal 2006 è servito solo per stanziare indennità ai direttori generali, pagare affitti in edifici vuoti. Per l’ultimo amministratore, Claudio Raciti, in passato assai vicino a Lombardo, un compenso lordo di quasi cento mila euro annui. L’Ufficio per le liquidazioni, invece, sembra intenzionato finalmente a chiudere l’Ente di sviluppo agricolo. Al momento, però, a guidarlo c’è un commissario. Francesco Calanna al quale il governatore rinnova di mese in mese il contratto. Un amministratore fidato, evidentemente. E del resto era stato in passato anche un militante del Megafono, il movimento fondato da Rosario Crocetta. In quell’ente, poi, ecco un direttore generale dal cognome noto: Maurizio Cimino è cugino del deputato Michele, passato dai fasti berlusconiani alla rivoluzione crocettiana. Per il manager, che ha dichiarato a Livesicilia di guadagnare non più di 6.500 euro netti, ecco uno stipendio base da 110 mila euro annui, ai quali si aggiungerebbero anche ulteriori indennità.

Basta spostare una lettera dell’acronimo, e dai campi coltivati dell’Esa si arriva all’enorme buco nell’acqua dell’Eas. L’ente acquedotti siciliano è in liquidazione dal 2004. Al liquidatore Dario Bonanno è assicurato un compenso annuo lordo da 40 mila euro, mentre gli amministratori costano altri 37 mila euro annui. Di alcune settimane fa, la denuncia del liquidatore: l’assessore Calleri, con un decreto, ha sostanzialmente regalato 100 milioni a Siciliacque. La società privata che deve all’ente pubblico un canone. Sull’Eas, insomma, piove sul bagnato.

Ma gli enti pubblici sono davvero una “miniera d’oro” per amministratori vari. Per restare in tema, l’ente minerario Ems e l’ente per la promozione industriale Espi, insieme all’Azasi (l’azienda asfalti siciliani) hanno rappresentato, nella metà del secolo scorso, il tentativo della Regione di farsi “imprenditrice”. Tentativo miseramente fallito: gran parte degli stanziamenti pubblici venivano infatti utilizzati per colmare i debiti contratti dagli enti. Così, nel 1997 la Regione si arrende e avvia il processo di dismissione. La liquidazione viene avviata nel 1999. E viene nominato un commissario: Rosalba Alessi. Dopo sedici anni, le società sono ancora lì. Insieme al liquidatore. E al suo compenso lordo da oltre trentamila euro l’anno. Solo la liquidazione di questi tre enti è costata finora almeno mezzo milione di euro.

Al di là dei compensi agli eterni liquidatori, ovviamente, queste società-zavorra, drenano parecchi milioni di euro anche e soprattutto per altri motivi. Quelle aziende sono state per lungo tempo (e lo sono ancora in molti casi) il paradiso dei consulenti. Solo per fare un esempio, tra il 2009 e il 2012, stando ai dati raccolti dalla Corte dei conti, società già in liquidazione come Lavoro Sicilia spa hanno pagato oltre 3,3 milioni di euro in incarichi a esperti. Ma ancora più allarmanti sono le perdite denunciate da queste aziende. Sempre nel periodo 2009-2012, ad esempio, alcune società hanno fatto registrare “rosso fisso” in ogni esercizio finanziario. È il caso, ad esempio, ancora di Lavoro Sicilia, del Ciem, di Multiservizi e delle Terme di Sciacca e Acireale. Capaci in molti di casi di perdere più di un milione di euro in un solo anno. Sempre in quel periodo, i costi “di produzione” delle società partecipate in liquidazione hanno sforato il dato complessivo dei due milioni di euro. Circa mezzo milione l’anno solo per tenere in vita, come detto, società che avevano, come unico obiettivo, quello di “sciogliersi”. E che continuano a sfornare consulenti, al ritmo di quasi due milioni di euro l’anno. Perché le liquidazioni, in fondo, fanno comodo a tutti. E con grande comodità in effetti procedono questi scioglimenti. La Siace, infatti, dopo trent’anni, è ancora lì. Diego Maradona, invece, quest’anno festeggerà i suoi primi 55 anni.

 

Terme Sciacca, Di Paola e Bono pronti a incontrare il liquidatore

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dal sito Agrigento Notizie

Terme Sciacca, Di Paola e Bono pronti a incontrare il liquidatore

Il sindaco Fabrizio Di Paola e il presidente del Consiglio comunale Calogero Bono esamineranno con il liquidatore la situazione gestionale e di bilancio delle Terme, e chiederanno l’urgente predisposizione di un piano industriale per rimettere in attività gli stabilimenti.

Terme Sciacca, Di Paola e Bono pronti a incontrare il liquidatore

Dopo l’incontro di ieri pomeriggio all’Assessorato Economia della Regione siciliana, il sindaco Fabrizio Di Paola e il presidente del Consiglio comunale Calogero Bono avranno un incontro oggi con il commissario liquidatore delle Terme Spa di Sciacca Carlo Turriciano. Discuteranno su quanto emerso ieri nella riunione con il dirigente della Ragioneria Generale Salvatore Sammartano e con la responsabile del Settore “Società Partecipate” della Regione Siciliana Grazia Terranova.

Il sindaco Fabrizio Di Paola e il presidente del Consiglio comunale Calogero Bono esamineranno con il liquidatore la situazione gestionale e di bilancio delle Terme, e chiederanno l’urgente predisposizione di un piano industriale per rimettere in attività gli stabilimenti.

L’incontro di ieri in assessorato regionale all’Economia è stato fissato dopo la riunione con i parlamentari agrigentini dello scorso 16 marzo nella Sala Giunta del Comune di Sciacca. Hanno fatto parte della delegazione il sindaco Fabrizio Di Paola, il presidente del Consiglio comunale Calogero Bono, il consigliere comunale Filippo Bellanca, i deputati regionali Margherita La Rocca Ruvolo, Michele Cimino e Vincenzo Fontana.

“Due i temi principali di cui si è discusso – dice oggi il sindaco Fabrizio Di Paola –. Il primo è la situazione gestionale delle terme e oggi avremo un incontro, proprio su questo punto, con il liquidatore Carlo Turriciano. Il secondo, riguarda, lo sblocco degli 800mila euro votati qualche mese fa dall’Assemblea Regionale Siciliana. Gli 800mila euro erano inizialmente previsti solo per Sciacca, poi per un formalismo tecnico la norma è stata estesa al termalismo siciliano in generale. E abbiamo appreso che c’è una richiesta di Acireale che si è fatta avanti per ottenere parte del finanziamento. Vedremo. Per sbloccare intanto questi fondi, trasferirli alla società termale e avviare la nuova stagione, si è tracciato un percorso. Occorre che la società presenti un piano industriale e il Comune di Sciacca continui a evidenziare, come sta facendo da tempo, quanto sia vitale l’operatività delle terme e dannosa, al contrario, la chiusura di ogni attività. Gli uffici regionali valuteranno quindi il piano industriale e decideranno sull’accredito della somma. In tutto ciò – conclude il sindaco Fabrizio Di Paola – è fondamentale la volontà politica del governo regionale che deve decidersi a revocare, così come richiesto, la delibera di chiusura delle Terme dell’Assemblea dei Soci. Purtroppo, debbo con amarezza constatare, la mancanza di una manifestazione del governo che sembra assente e silente oltre che in grande difficoltà. Mi auguro che ci sia una svolta di prospettiva, che le terme di Sciacca siano considerate una risorsa per l’economia dell’isola. Ringrazio, intanto, i parlamentari che ieri pomeriggio sono stati assieme alle istituzioni locali, Margherita La Rocca Ruvolo, Vincenzo Fontana e Michele Cimino, per sostenere la causa delle Terme di Sciacca che riguarda non la città, ma l’intera Sicilia”. 

Terme di Acireale a rischio di chiusura definitiva. Il liquidatore Bosco sollecita la Regione Siciliana

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L’articolo pubblicato sul n.12 anno X del settimanale I Vespri

Terme di Acireale a rischio di chiusura definitiva. Il liquidatore Bosco sollecita la Regione Siciliana

A Sciacca le Terme hanno chiuso, per decisione del socio unico (la Regione) che ha imposto al liquidatore la sospensione dell’attività. Ad Acireale ciò non è ancora avvenuto formalmente, ma nella sostanza è la stessa cosa. Non c’è liquidità necessaria per far fronte ai pagamenti correnti, a cominciare dalle bollette. I soldi non arrivano né dal socio unico (la Regione) né dalla monetizzazione delle prestazioni erogate. Se è vero, infatti, che l’ASP deve alle Terme di Acireale qualcosa come 200.000 euro a fronte dei servizi prestati in regime di convenzione, è anche vero che alla liquidazione delle somme non si può provvedere perché ci sono debiti pregressi nei confronti dell’Erario non onorati per circa 1.600.000 euro, somma sulla quale l’ASP fino a concorso dell’ammontare può rivalersi, come prevede la legge. Siamo arrivati, insomma, al capolinea. A fine gennaio, il liquidatore ha scritto sia al Presidente Crocetta che all’Assessore regionale all’Economia, sollecitando l’immediata attivazione delle procedure per la privatizzazione, cioè per la pubblicazione del bando per l’affidamento ai privati della gestione del complesso idrominerale delle Terme di Acireale. Una lettera dai toni anche duri, poiché l’ing. Luigi Bosco ha segnalato la presenza di azioni ostative ad un rilancio delle Terme. Ha parlato di inerzia degli apparati regionali, di lettere anonime inviate ad Enti con i quali le Terme hanno rapporti, ha fatto cenno ad una particolare aggressività nelle routinarie attività dell’Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, n.d.r.) competente per le attività di monitoraggio e controllo degli stabilimenti termali. Il liquidatore ha rappresentato più volte all’Assessorato all’Economia l’entità del fabbisogno finanziario necessario per portare a compimento la liquidazione, ma finora non ha avuto risposte anche perché, nel balletto delle dichiarazioni ora rassicuranti ora sconfortanti sul futuro del termalismo pubblico in Sicilia, è sicuro che la Regione non scucirà più un euro. Non resta dunque che portare a termine la liquidazione, finora svoltasi in regime di continuità e non di scioglimento; ma l’ing.Bosco ha pure puntualizzato che potrebbe chiedere alla Regione l’autorizzazione a dismettere i cespiti sociali, anche al fine di evitare ulteriori aggressioni da parte dei creditori della società.  Del resto, è utile ricordarlo, per ogni giorno che passa infruttuosamente il liquidatore si assume forti responsabilità, anche sul piano giuridico. Non sta scritto da nessuna parte infatti che la società Terme di Acireale, per quanto pubblica, non possa essere fallibile. In altri termini, nessuno impedisce al liquidatore di portare i libri al Tribunale e chiedere l’avvio di una procedura concorsuale, anche perché ormai i debiti sovrastano la gestione e, anche per effetto di scelte non oculate compiute in passato, c’è seriamente il rischio che vengano intaccati i beni aziendali, a cominciare dagli immobili. Tra l’altro, ad aprile è fissata l’udienza giudiziaria per il contenzioso con Unicredit per il mancato pagamento delle rate di mutui accesi per la costruzione dell’edificio polifunzionale e dell’Excelsior Palace Hotel. Non si sa come andrà a fine, nonostante la fitta interlocuzione che lo stesso liquidatore ha intrattenuto fin dall’inizio del suo mandato con la banca che, da parte sua, si è resa disponibile ad una transazione e alla possibilità di inserimento nel bando di un piano di ammortamento agevolato per la chiusura del debito. Detto in termini meno tecnici, Unicredit è pure disponibile che del pagamento del debito residuo si faccia carico il gestore privato individuato con il bando, anche con un piano di ammortamento che addolcisca la pillola avvelenata. Insomma, la vicenda è veramente complessa e il serafico atteggiamento dell’ing.Bosco, pronto a discutere con tutti e attento a non gettare benzina sul fuoco, potrebbe non bastare più anche perché il liquidatore ha perso la pazienza diverse volte nell’interlocuzione con i burocrati della Regione Siciliana. I quali, è doveroso dirlo, fanno il loro lavoro, ovvero far camminare le carte, come si dice in gergo politichese, ed evitare che loro stessi si assumano pesanti responsabilità nell’omissione del compimento di determinati atti. Così, ad esempio, mentre la politica dichiara gongolante che presto si approverà il bando, la burocrazia regionale ha bisogno di attendere gli esiti del contenzioso con Unicredit prima di stabile cosa scrivere nel bando. Dunque, ragionevolmente, non se ne parlerà prima della fine del mese prossimo.

Di questi e di altri problemi si è discusso ad Acireale domenica scorsa alla conferenza programmatica di Cambiamo Acireale, una sorta di mini Leopolda con tanti tavoli tematici voluta dall’on.Nicola D’Agostino che, oramai traghettato al PD, ne ha adottato i modelli partecipativi nella analisi e discussione dei vari temi politici che interessano la gestione del territorio e della comunità. Uno dei tavoli tematici domenica scorsa era proprio su Terme e Smart City, coordinato dal consigliere comunale e capogruppo di Cambiamo Acireale Giuseppe Ferlito, che ha ascoltato attentamente le proposte, i suggerimenti e le riflessioni di una ventina di professionisti e cittadini, impegnandosi poi a fare un documento di sintesi che proporrà al Consiglio Comunale. Era presente pure il Forum permanente sulle Terme di Acireale che, promosso dal Lions Club, si occupa da giugno del 2011 di seguire le sorti degli stabilimenti termali cittadini. Si è discusso di tutto, anche perché le Terme solleticano sempre quel desiderio degli acesi di riscattarsi dalle angherie subite per tanti anni dalla burocrazia regionale e da una politica, compresa quella locale, che si è distratta, si è lasciata condizionare dalle carte, e non ha capito realmente fino in fondo la natura del problema. Qualcuno ha ricordato che, nella vicenda del pozzo concesso in comodato d’uso gratuito alla SOGIP, le Terme hanno fatto un regalo alla municipalizzata che si occupa di acqua e gas nel territorio. Qualche altro ancora ha ricordato che molte aree interne agli immobili di proprietà delle Terme sono state concesse gratuitamente, o a prezzi irrisori, a privati e associazioni. Per il Forum, il problema è triplice. Di contenitore, di contenuto e di contesto. Mentre il contenitore va in liquidazione, sul contenuto è rilevante capire cosa la Regione scriverà nel bando e cosa vorrà fare il privato. Il contesto invece è il territorio e sulla sua programmazione e gestione, anche in ottica di smart city, è fondamentale capire cosa vorrà fare l’amministrazione Barbagallo e con essa l’intero consiglio comunale

Saro Faraci

Terme a perdere, 266 mln di euro in fumo

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Terme a perdere, 266 mln di euro in fumo (dal Quotidiano di Sicilia)

di Chiara Borzì

In Sicilia 11 stabilimenti e 441 mila presenze, Montecatini 1,7 mln. I turisti portano ricchezza (158 €/giorno) ad altre regioni. Acireale (16 mln di debiti) e Sciacca (7 mln) da 15 anni in attesa di privatizzazione

 

PALERMO – “Le stazioni termali svolgono un ruolo ben definito nel contesto del turismo, e l’attenzione che l’organizzazione turistica siciliana sta oggi prestando a questo importante segmento turistico è testimoniata dall’inserimento del turismo termale fra le linee di prodotto privilegiate dalla regione Siciliana nell’ottica della destagionalizzazione dei flussi turistici”. Scriveva così nel 2011 l’Assessorato regionale del Turismo della Regione Siciliana riferendosi al proprio patrimonio termale.

Quattro anni dopo ogni parola può essere smentita perché il sistema è al collasso e uno degli stabilimenti regionali più importanti, quello di Sciacca, dalla seconda settimana di marzo è privo della fornitura idrica. Scelta degli amministratori della Terme di Sciacca S.p.a è stata quella di chiudere l’impianto. La notizia circolava da tempo e potrebbe interessare a breve anche le Terme di Acireale.
(Per leggere l’inchiesta completa abbonati qui)

Articolo pubblicato il 19 marzo 2015 – © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

A Sciacca si muove il Sindaco per provare a salvare le Terme

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dal sito del Corriere di Sciacca

SCIACCA – POLITICA
QUESTIONE TERME, IL SINDACO CONVOCA GIUNTA PER INTRAPRENDERE INIZIATIVE
Fabrizio Di Paola coinvolge Prefetto, deputati regionali e nazionali. “Non mi arrendo alla decisione della Regione di sospendere le attività”

12/03/2015 13.18Terme, sindaco Di Paola convoca Giunta e delibera impegni e iniziative mirate a salvare le Terme. La delibera di Giunta è una delle tre iniziative varate oggi dal sindaco che ha anche avviato delle interlocuzioni con la Prefettura di Agrigento e convocato per lunedì prossimo, al Comune di Sciacca, tutti i parlamentari agrigentini, nazionali e regionali. Queste iniziative seguono la richiesta di venerdì scorso di incontro urgentissimo avanzato dal sindaco Di Paola al Governo regionale “al fine di scongiurare la chiusura e di evitare il fallimento totale delle Terme di Sciacca”.

“Appresa la decisione choc dell’Assemblea dei Soci delle Terme Spa – dice il sindaco Fabrizio Di Paola – ho attivato subito ogni canale possibile per evitare che sia una sentenza senza appello. Sono in attesa ancora di essere convocato dal governo regionale, ma ho avviato intanto una stretta interlocuzione con il Prefetto di Agrigento Nicola Diomede che sta tenendo i rapporti tra l’Amministrazione comunale di Sciacca e il Governo regionale. Ed è tramite il Prefetto che ho saputo di una riunione della Giunta regionale con all’ordine del giorno anche la questione Terme. Spero di avere notizie a breve e di essere convocato per come richiesto la scorsa settimana. Intanto oggi la Giunta comunale ha espresso una posizione politica importante, per percorrere ogni strada che rimetta in piedi la situazione e si riprenda il cammino non solo di salvataggio ma di rilancio delle terme, così come auspicato da tempo. Le Terme di Sciacca sono l’identità e la storia di Sciacca, oltre a rappresentare occasione di sviluppo di un intero territorio. Il Comune di Sciacca non si tira indietro, vuole fare la sua parte. Le terme non possono chiudere. Sarebbe una sciagura”.

Nel considerare “grave” la decisione dell’Assemblea dei Soci ed evidenziando “il gravissimo disagio sociale” e il danno al patrimonio, la Giunta comunale ha deliberato questa mattina di assumere l’impegno di svolgere ogni opportuna attività finalizzata a scongiurare la chiusura delle Terme. L’esecutivo cittadino chiede anche al governo regionale di ricevere la Giunta comunale per manifestare le ragioni del territorio, di convocare l’assemblea dei soci delle Terme Spa, di riavviare le attività delle Terme per salvaguardare anche la stagione estiva e il patrimonio termale; di approvare con urgenza il bando per l’affidamento ai privati; di assumere ogni opportuna decisione per valorizzare le risorse e il patrimonio termale di Sciacca.

La Giunta comunale, inoltre, impegna tutti i gruppi parlamentari dell’Ars e i parlamentari del territorio a svolgere ogni utile azione. La Giunta, infine, chiede al Prefetto di svolgere ogni opportuna attività istituzionale per salvaguardare una risorsa del territorio che costituisce un valore fondamentale sia sotto il profilo naturale-storico-culturale che sotto il profilo economico e occupazionale.

La Sicilia che cola a picco: chiudono le Terme di Sciacca

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da La Voce di New York

La Sicilia che cola a picco: chiudono le Terme di Sciacca


[11 Mar 2015 | 0 Comments | 2568 views]
Questa volta la responsabilità degli attuali governi nazionale e regionale sono minime. I protagonisti dell’attuale sfascio vanno cercati tra gli assessori al Turismo dei governi di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Ripercorriamo la storia di un’Azienda gloriosa dagli anni ’50 ad oggi

E’ di qualche giorno fa la notizia che le Terme di Sciacca non funzioneranno più. L’unico azionista, ossia la Regione siciliana, ha deciso così. Tra qualche giorno la stessa cosa si ripeterà per le Terme Acireale. Per la Sicilia è un fallimento, culturale prima che economico e politico. Perché questi due stabilimenti termali (soprattutto quello di Sciacca, in provincia di Agrigento) rappresentano un pezzo importante della storia della Sicilia. Ed è emblematico che la crisi sia arrivata proprio in questo momento, quasi a suggellare la fine di un’epoca.

La chiusura delle Terme di Sciacca per problemi finanziari era nell’aria da tempo. In una Regione ormai in bancarotta non dichiarata (ma non per questo meno bancarotta!) il finale non può che essere la chiusura di realtà storiche. Anche se in questa storia, oltre alla crisi di una Regione voluta in buona parte dal governo nazionale di Matteo Renzi, ci sono anche responsabilità politiche che hanno inizio nei primi anni del 2000. Proviamo a ricostruire la storia della crisi delle Terme di Sciacca. Una vicenda che sembra giunta al capolinea, anche se il Comune di Sciacca starebbe tentando di scongiurare la chiusura dello stabilimento termale. Ma è una mossa tardiva e disperata, perché la crisi finanziaria che oggi sta travolgendo la Sicilia non risparmia certo i Comuni. Anzi.

Per onestà di cronaca va detto che l’attuale governo regionale di Rosario Crocetta di responsabilità ne ha ben poche rispetto ai governi regionali che l’hanno preceduto. La crisi dello stabilimento termale di questi giorni, come già accennato, è l’ultimo atto di una delle tante scellerate scelte andate in scena a partire dai primi anni del 2000.

Per comprendere come si sia arrivati a questo punto è necessario fare un po’ di storia. Cominciando dagli ultimi mesi del 1999. Allora a capo del governo dell’Isola era Angelo Capodicasa, oggi parlamentare nazionale del Pd. Capodicasa è stato il primo presidente della Regione siciliana di centrosinistra. Ed è proprio il suo governo che presenta una legge importante che il Parlamento siciliano approva. E’ una legge con norme, come si direbbe oggi, “programmatiche”, che, tra le altre cose, prevede l’uscita della Regione dalla gestione di vari enti mediante la loro privatizzazione. Tra questi soggetti regionali da privatizzare ci sono anche le Aziende termali di Scacca e Acireale.

Questa volontà non arriva spontaneamente, non nasce, cioè, da un’analisi condotta dalla Regione siciliana (che, lo ricordiamo spesso ai lettori americani, è una delle cinque Regioni italiane a Statuto autonomo, quasi uno Stato simile agli Stati americani se lo Statuto fosse stato applicato: ma così non è stato). La privatizzazione delle Terme siciliane e di altre realtà siciliane è quasi imposta. Da chi? Da una grande banca internazionale: la Merryl Linch, alla quale la Regione si rivolge (l’assessore al Bilancio del tempo era Franco Piro, figura storia della sinistra siciliana). Obiettivo: consentire alla Regione siciliana di contrarre un mutuo di quasi duemila miliardi di vecchie lire per pareggiare il bilancio della Regione. Merryl Linch dice in sostanza alla Sicilia: “Noi i soldi ve li diamo, ma voi dovete dimostrare che intendete intervenire seriamente sui vostri costi”. Quest’imposizione determina il primo grande tentativo di mettere ordine nel variegato (ed antieconomico) panorama aziendale e societario della Regione imprenditrice.

Poi il Governo Capodicasa viene defenestrato con una ‘congiura di palazzo’ e arrivano un altro Presidente della Regione ed un altro assessore al Bilancio. E qui cominciano i guai che ora proveremo a descrivere. Ma prima  dobbiamo raccontare come sono nate le Terme di Sciacca e di Acireale. Passaggio necessario per rendere chiaro ai nostri lettori cosa è successo dal 2000 in poi.

Le due Aziende termali regionali sono state costituite nel 1954, quando la classe politica dell’epoca (gigantesca rispetto a quella attuale) comprende che la gestione del patrimonio termale è una cosa troppo rilevante e complessa per poter essere lasciata ai Comuni. La politica di quegli anni comprende che sono necessari investimenti in strutture sanitarie, ludiche e ricettive propedeutiche allo sviluppo turistico dei territori. E che, soprattutto, è necessario iniziare una serie azione di tutela dei bacini idrotermali. Quindi la Regione espropria ai Comuni beni ed impianti (che rimborserà alcuni anni più tardi).

La legge che istituisce le Aziende termali di Sciacca e Acireale prevede che se i fatturati che ogni anno saranno realizzati non riusciranno a pareggiare i rispettivi bilanci, a questo pareggio provvederà la stessa Regione. In verità, per molti anni, non ci saranno problemi, per le due Aziende termali, a raggiungere i rispettivi pareggi di bilancio. Bene o male, nel corso dei successivi quarant’anni, le due Aziende termali sono andate avanti. Qualche volta a fatica, con interventi della Regione (allora i soldi non mancavano) e in altri anni con le proprie forze. Ma, per l’appunto, sono andate avanti. Migliorando, nel corso degli anni, strutture e prestazioni. A partire dal 2000 le cose cominciano a cambiare.

La Regione siciliana esercita la vigilanza e il controllo sulle due Aziende termali attraverso l’assessorato al Turismo. A partire dal 2002 – ne fanno fede le relazioni del Servizio Bilancio del Parlamento siciliano – inizia la crisi finanziaria della Regione che viene tenuta un po’ nascosta fino al 2010. La parola ‘nascosta’ non significa che non era conosciuta, tant’è vero che abbiamo detto che, già a partire dal 2002, il Servizio Bilancio del parlamento dell’Isola la metteva in luce. ‘Nascosta’ significa che di tale crisi finanziaria, a parte qualche eccezione, non si parlava nei mezzi d’informazione.

Insomma, a partire dai primi anni del 2000 la Regione non sembra più in grado di garantire il pareggio di bilancio alle due Aziende termali. Mentre la legge voluta dal governo Capodicasa sulla riorganizzazione delle Aziende e degli enti regionali, di fatto, non viene applicata. Si determina così, nelle due Aziende termali, un disavanzo che cresce di anno in anno.

Nel 2004 l’allora Presidente della Regione, Totò Cuffaro, e l’assessore al Turismo dell’epoca, Fabio Granata, decidono di intervenire. Come? Trasformando le due Aziende termali in società per azioni. Una decisione improvvisa, legata soltanto alla voglia di dimostrare efficientismo e modernità. Un’opzione dettata soprattutto – come si legge dalle variegate dichiarazioni che vengono dalla quasi totalità del mondo politico e sindacale dell’epoca – dall’esigenza di “rilanciare” il turismo termale siciliano, del quale le Terme di Sciacca ed Acireale nonostante tutto fino a quel momento rappresentavano l’unica realtà. Sarà così? Non esattamente. Vediamo cosa è successo.

La Regione chiede pareri, emana direttive, progetta statuti, paga consulenti, ma soprattutto mette in moto un circo mediatico dove parlamentari nazionali e regionali, amministratori comunali, sindacalisti ed altra mediocre fauna diversificata del sottobosco politico siciliano in cerca di notorietà si spellano le mani nel plaudire alla scelta della Regione. Chi assiste a questa specie di ‘circo mediatico’ rimane sconcertato: ognuno propone qualcosa e sembra che si tratti di una gara a chi riesce a stupire di più. I pochi dirigenti regionali preparati si arrendono disorientati alla pervicace scelta politica.

Intanto i bilanci continuano a non essere “pareggiati” ed i disavanzi crescono. Le due Aziende termali fanno quello che possono: riducono le spese, tagliano gli straordinari, riducono gli orari di apertura di strutture ed impianti, riducono le manutenzioni, non partecipano più ai workshop ed alle fiere nazionali ed internazionali del turismo perdendo i contatti con gli operatori (non senza aver prima spiegato a politici e burocrati regionali quali danni questo avrebbe provocato nel breve-medio periodo). Ma la politica siciliana, in quegli anni dominata dal centrodestra, da quell’orecchio non vuol proprio sentire. Anzi sembra quasi che questa diventi una strategia per poter dire quale inefficienza le due Aziende rappresentino e quanto urgente sia passare alle gestioni societarie private. A conti fatti, una sorta di ‘renzismo’ ante litteram.

Sono gli anni del “crucifigge”, delle ispezioni regionali presso le due Aziende termali, dei tentativi di delegittimare tutto il passato per esaltare il nuovo che avanza. Addirittura si minaccia il licenziamento di uno dei due direttori delle Aziende. Alla fine del 2005 nascono le due società per azioni. E da qui in poi la situazione precipita in un baratro.

Infatti le due società per azioni vengono costituite con un capitale sociale rappresentato soltanto dai beni dei quali le due Aziende regionali hanno la proprietà (cioè quelli acquisiti o realizzati con fondi dei propri bilanci) o l’uso (beni della Regione assegnati per la gestione). Di questi ultimi viene fatta, con un procedimento complesso, una valutazione economica dell’usufrutto trentennale che viene concesso alle due spa. Neanche un euro viene messo a capitale sociale: solo immobilizzazioni. Gli ‘scienziati’ che hanno pensato questa soluzione probabilmente hanno fatto carriera.

Intanto come in ogni trasformazione che si rispetti si realizza quella che i tecnici chiamano “una successione a titolo universale”: il che significa che alle due società vengono trasferiti crediti e debiti; i crediti sono quelli vantati nei confronti dell’Asl (oggi Asp, sigla che sta per Aziende sanitarie provinciali) per le prestazioni termali erogate per conto del Servizio sanitario, e quelli relativi ad un contenzioso milionario per cure fisioterapiche che l’Asp non vuole corrispondere e quanto dovuto da agenzie di turismo per la gestione alberghiera. I debiti sono invece quelli accumulati negli dai mancati pareggi dei bilanci, dai contenziosi lavoristici perduti, dai trattamenti di fine rapporto, ecc..

Una gestione economica più disinvolta e spregiudicata delle Aziende termali, in realtà, avrebbe potuto indicare come crediti le somme relative ai mancati pareggi, trattandosi di una previsione di legge (lo fanno molti oggi, specialmente nelle partecipate regionali). Questa scelta avrebbe violato la legge che impone di indicare come certi i crediti (e alla Regione in termini finanziari di certo non c’è più niente), ma avrebbe ridotto, se non annullato, il disavanzo finanziario. Di più: sarebbe bastato indicare tutti i contenziosi come ipoteticamente vittoriosi per ridurre anche qui i disavanzi ed arrivare addirittura a risultati finanziari positivi, generando poi al momento delle sentenze, nei casi di soccombenza, quelle che si definiscono sopravvenienze passive. Invece le Aziende di Sciacca e di Acireale, nel 2005, nel processo di trasformazione in spa, si sono comportate in modo impeccabile rispettando la legge.

Trascorso il momento trionfalistico, i convegni, le passerelle, incassati i crediti delle Asp del 2005 e bruciati questi ultimi soldi insieme ai fatturati del 2006, comincia il pianto greco. Ci si accorge (udite udite!), che le risorse finanziarie non ci sono. I problemi non si pongono già nel 2006 solo perché per quell’anno, per legge, insieme agli incassi 2005-2006, la Regione mantiene eccezionalmente un trasferimento di risorse come ultimo atto (peraltro illegittimo, perché aiuto di Stato ad una società per azioni, ma trattandosi di una tantum ci si passa sopra).

Già dal 2007 cominciano le giugulatorie di richieste di soldi alla Regione. Un consiglio di amministrazione prima, un amministratore unico poi (con fior di indennità…) mendicano soldi, minacciano licenziamenti di lavoratori, assunti senza selezione alcuna e, spesso, in violazione di anzianità pregresse (molti di questi si candideranno alcuni anni più tardi nelle elezioni comunali di Sciacca in determinate liste). Gli amministratori si fanno accompagnare negli assessorati dai loro padroni (o ‘padrini’) politici per chiedere soldi di qua e di là. Insomma cominciano a capire che la situazione è forse un po’ diversa da quella che avevano immaginato. Chi lo capisce subito si dimette, ma è una mosca bianca.

Intanto i debiti si accumulano: non si pagano i consumi di energia elettrica, quelli telefonici ed idrici, non si pagano le tasse comunali e regionali, non si pagano perfino i contributi dei lavoratori per i quali si chiederanno infinite rateizzazioni. I distacchi di luce e telefoni sono continui e le gestioni alberghiere accumulano giudizi negativi sulla rete. Un disastro totale.

Nel 2009 una legge regionale stabilisce che le due società per azioni devono essere liquidate: una palese dichiarazione di fallimento del proprio progetto di privatizzazione e di incapacità nella conduzione delle due spa, dato che la Regione nel tempo ha nominato gli amministratori. Arriva il liquidatore che, però, è lo stesso che fino al giorno prima era stato amministratore unico. Il Comune di Sciacca sospende le azioni esecutive sui crediti per le imposte comunali (chissà a quanti altri indigenti avrà riservato quest’onore!), l’Agenzia delle Entrate sospende quelle per i crediti di Stato e Regione. Enel, Telecom, Girgenti Acque tagliano le utenze a tutti, ma non alle Terme di Sciacca (potenza delle appartenenze!). Perfino i grillini, che nel frattempo sono entrati con 15 deputati alle elezioni regionali del 2012 fanno finta di non vedere di chi sia la responsabilità dello sfacelo ed invece di invocare azioni di tutela del pubblico Erario si spingono anch’essi ad invitare la Regione a continuare nello sperpero (eh, già, la politica!).

Intanto il liquidatore, pensando di mettersi al riparo, si fa autorizzare con legge regionale la prosecuzione della gestione che continua a macinare debiti su debiti. Anche perché utilizza personale di un ruolo speciale della Regione e lo fa pagare a quest’ultima. Casini amministrativi su casini amministrativi. La Regione autorizza la prosecuzione della gestione, ma non certo la prosecuzione in perdita, per cui il liquidatore avrebbe già da tempo dovuto portare i registri in Tribunale per attivare i processi fallimentari; invece quest’ultimo continua ad assumersi una responsabilità che ha risvolti anche di natura contabile.

Gli amministratori comunali di Sciacca invocano, si indignano, minacciano, gridano, annunciano, promettono e bla bla bla. Già, il bla bla bla. Si parla di ricapitalizzare le Terme di Sciacca. Dimenticando un paio di cose. In primo luogo il fatto che le società è in liquidazione dal 2009. Si dovrebbe revocare la liquidazione. Ma questo si potrebbe fare in presenza di risorse finanziarie per abbattere, in prima battuta, i 9 milioni di euro di debiti accumulati dalle Terme di Sciacca spa. Trovando altre risorse finanziarie per proseguire le attività. Sulla base di un piano industriale che non c’è. Insomma chiacchiere.

Intanto continua il siparietto degli incontri ‘affettuosi’ con gli assessori regionali al Turismo che vengono a Sciacca a dire che tutto va bene, che non c’è nessun problema per i lavoratori e che dichiarano l’imminenza del bando per la gestione ai privati delle Terme. Altre chiacchiere.

E i bandi? Se ne contanoi due in quattro anni: tutt’e due sbagliati! Negli uffici dell’assessorato regionale al Turismo non sono stati nemmeno in grado di copiare quelli fatti per le altre stazioni termali italiane (forse avrebbero dovuto rivolgersi agli uffici dell’assessorato al territorio e Ambiente, che invece a copiare sono bravissimi, se è vero che hanno copiato il Piano per la qualità dell’aria dalla Regione Veneto: ma questa è un’altra storia).

Domanda finale: conclusa la fiera ci sarà un giudice a Berlino? Qualcuno cercherà di capire quanti e quali sono i responsabili di questo sfacelo? La magistratura che fa e, soprattutto, che farà? Ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di esaminare quello che hanno combinato gli assessori al Turismo dei governi regionali di Totò Cuffaro e di Raffaele Lombardo? E le associazioni locali che faranno? E i cittadini di Sciacca che stanno perdendo le Terme cosa ne penseranno?

 

Terme di Acireale, durissima l’on. Angela Foti: “L’Asp deve 200 mila euro alle Terme, l’amministrazione Barbagallo tace

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da Fancity

 

La questione Terme di Acireale ritorna nel dibattito politico dopo la rpevista chiusura delle Terme di Sciacca. Le terme di Acireale sono stati per anni chiusi senza una precisa motivazione, sono stati azione politica da parte del PD ma da quando è al governo regionale sembra essersene dimenticata. Le Terme acesi sono stati poi riaperte e con alcuni reparti funzionanti erano ripartite le prenotazioni ma la strada della liquidazione è sempre sembrata essere l’unica via da percorrere. Al riguardo ecco una significativa dichiarazione dell’onorevole regionale del M5S Angela Foti.

On. Angela Foti (M5S): “Anche le terme di Acireale sono chiuse. Ufficialmente per manutenzione, ma la verità è che non ci sono i soldi per pagare l’assicurazione sui pazienti. La beffa sta nel fatto che l’Asp deve duecentomila euro alle terme e si attarda a saldare il conto e la Regione inspiegabilmente tergiversa nell’erogare parte degli ottocentomila euro stanziati nelle finanziaria (4 dodicesimi dell’esercizio provvisorio). La cosa sconvolgente è che l’amministrazione comunale non dice una parola. Sembra non voler tener conto di tutte le persone che per via delle cure termali si recano nella nostra città soggiornandovi. L’Alta stagione si avvicina e la chiusura sarebbe un’enorme perdita. Per quanto mi riguarda ieri mi sono sentita col commissario Bosco che nonostante i grandi sforzi è isolato, inascoltato, e con il ragioniere generale che la prossima settimana mi ha assicurato che verificherà perchè dall’ufficio liquidazioni non sono ancora pervenute le relazioni indispensabili per procedere al decreto di pagamento. Ho anche sollecitato l’ingegnere Torrisi della protezione civile di Acireale a provvedere , coordinandosi con la forestale, al taglio degli alberi pericolanti che impediscono l’apertura del Parco delle Terme, chiuso dal 5 novembre. Ma sulle terme di Acireale purtroppo c’è un “incantesimo” voluto da qualcuno che si vuole impossessare del patrimonio immobiliare e accaparrare la straordinaria e unica risorsa delle acque termali per un piatto di lenticchie”.

 

Terme di Sciacca. Una superconsulenza che non ha prodotto nessun risultato concreto

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dal sito del Corriere di Sciacca

SCIACCA – CRONACA
TERME: SU RAI TRE SPUNTA LA SUPER CONSULENZA
Il commissario Turriciano ha detto che questa vicenda, come altre, sono state riferite all’autorità giudiziaria.

08/03/2015 23.18

La trasmissione di Rai Tre “Presa diretta” ha dedicato stasera alcuni minuti di spazio al caso Terme di Sciacca. Uno spazio che sarebbe dovuto durare molto di più, con interviste e contributi registrati alcune settimane fa in occasione dei primi momenti della protesta dei lavoratori stagionali, ma che è stato radicalmente ridimensionato nel momento in cui alla Rai è giunta la notizia che la Regione aveva scelto la strada della liquidazione e della chiusura.

Presa diretta tra le altre cose questa settimana ha parlato di aziende partecipate, di società di cui ha la proprietà lo Stato, nel caso delle Terme la Regione Siciliana.

Le Terme di Sciacca sono state prese ad esempio di spreco di soldi pubblici, di una politica che negli anni ha approfittato di strutture produttive che avrebberon dovuto dare sviluppo alle comunità, trasformate senza colpo ferire in strumento di consenso elettorale e di distribuzione di poltrone ad amici e parenti.

I pochi minuti di spazio sono bastati per fare emergere ancora una volta le gestioni allegre delle Terme. Il commissario liquidatore, Carlo Turriciano, ha rivelato un particolare che all’opinione pubblica non era noto, quello di una consulenza esterna pagata 150 mila euro per sei mesi di lavoro, un esperto che avrebbe dovuto aiutare le Terme a risolvere i problemi ed aumentare le presenze, ma che stando ai numeri, come ha detto il commissario, non ha prodotto nessun risultato concreto.

Turriciano ha detto che questa vicenda, come altre, sono state riferite all’autorità giudiziaria. Ed ha ribadito, cosa che ha fatto più volte, di aver trovato, all’atto del suo insediamento, una situazione sul piano finanziario molto complessa, con un bel gruzzolo di debiti e con parte dei contributi previdenziali non pagati.

La trasmissione Rai ha fatto emergere, se ce ne fosse ancora bisogno, che le Terme di Sciacca gestite dalla Regione sono da considerare esperienza fallimentare da tutti i punti di vista, un carrozzone che non può più proseguire il suo cammino. La chiusura ha conseguenze sull’occupazione e sull’immagine della città, ma forse tutto ciò appare inevitabile dopo i danni fatti dalla politica.

La chiusura delle Terme di Sciacca finisce in tv, se n’è occupata RAI 3

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dal sito di TeleRadioSciacca

LA VICENDA TERME DI SCIACCA È STATA AL CENTRO IERI SERA DELLA TRASMISSIONE DI RAI 3, “PRESA DIRETTA”

 

Quello della mancata promozione ad ampio raggio è stato fin’ora un aspetto mai curato, eppure la pubblicità rappresenta un fattore determinante per il rilancio di un’azienda che per sopravvivere e crescere necessariamente deve puntare sul ritorno d’immagine. Ma ci volevano le brutte notizie per parlare delle Terme di Sciacca. L’avvio delle operazioni di liquidazione di un bene pubblico che poteva essere solo una preziosa risorsa da sfruttare a beneficio del territorio siciliano, nelle scorse ore ha fatto il giro della nazione, in lungo e in largo.

Se ne è occupato anche Presa Diretta, su Rai 3, il programma condotto da Riccardo Iacona che con i suoi inviati analizza le politiche economiche del Paese, mostrando anche le molteplici potenzialità inespresse del territorio. E tra queste si è guadagnata un posto la Terme di Sciacca spa. Uno stabilimento termale, che invece di essere sinonimo di cure, benessere e sviluppo turistico-economico sembra ormai destinata al fallimento. Sospesa ogni attività per lo stabilimento termale, il Grand Hotel, la piscina e il parco.

Una mazzata per i 54 lavoratori stagionali, costretti ad incrociare le braccia e dire che di lavoro ce ne sarebbe e come. Eppure la struttura è rimasta aperta soltanto d’estate e non tutto l’anno e gli ultimi clienti risalgono allo scorso Capodanno. Dalla Regione che fanno? Si attendeva un aiuto finanziario di 800 mila euro, forse da dividere anche con Acireale, invece viene assunta la decisione di avviare la liquidazione. Il commissario straordinario Carlo Turriciano dovrà quindi avviare la vendita del patrimonio immobiliare per pagare i creditori. E la vicenda rischia di passare al Tribunale civile.

Terme di Sciacca: la proposta del Sindaco sia resa attuabile!

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dal sito dell’associazione L’Altra Sciacca

Accogliamo positivamente le dichiarazioni del Sindaco Fabrizio Di Paola circa la disponibilità del Comune di Sciacca di gestire transitoriamente le Terme.

L’idea di veder chiudere le Terme non ci piace affatto, quindi è giusto che si percorrano tutte le strade, ancora possibili, per salvare la stagione imminente e, forse, anche il destino delle Terme.

Facendo nostre le dichiarazioni del Sindaco e le sue intenzioni, rivolgiamo un appello a tutti i deputati del Territorio, regionali e nazionali, affinché questa opzione proposta dal Sindaco possa essere resa attuabile, in attesa che finalmente si traducano concretamente le promesse fatte nel tempo e le risorse occorrenti per la ricerca del partner privato.

L’AltraSciacca non riesce a rimanere a guardare l’agonia delle nostre Terme, ben sapendo, come detto dallo stesso Sindaco, che una loro eventuale chiusura sarebbe disastrosa per l’economia della nostra città ma anche per l’offerta del privato che dovrebbe scaturire dal famoso bando di ricerca.

Terme di Sciacca, lo stabilimento è stato occupato

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dal sito del Corriere di Sciacca

SCIACCA – CRONACA
TERME: STABILIMENTO OCCUPATO, MARTEDI’ DI PAOLA A PALERMO
Il primo cittadino è convinto che la Regione è ancora nelle condizioni di risolvere la situazione di crisi con una ricapitalizzazione

08/03/2015 11.23

Riprende la mobilitazione, in città, dopo la clamorosa decisione della Regione di chiudere l’attività produttiva delle Terme di Sciacca Spa e dare seguito solo alle procedure di liquidazione.

Già ieri i quaranta lavoratori stagionali che erano in attesa di riprendere l’attività in albergo, ristorante e piscine (dal 28 agosto in poi ci sono diverse prenotazioni di banchetti di nozze ed eventi vari) hanno ricominciato la loro protesta occupando sia i locali dell’hotel che quelli dello stabilimento delle cure.

Con loro anche i dieci lavoratori di ruolo, fanghini, sanitari e massaggiatori che con la chiusura del reparto curativo verrebbero trasferiti in altre amministrazioni regionali.

Il comitato “Salviamo le Terme”, costituito tre mesi fa nel momento in cui c’erano le prime incertezze, intende adesso promuovere numerose altre azioni di lotta coinvolgendo l’intera comunità locale ed anche le attività produttive che avrebbero ricadute negative con la chiusura delle Terme.

Il sindaco Fabrizio Di Paola, che venerdi sera aveva richiesto un incontro urgente ai vertici regionali, ha riferito che sarà a Palermio martedi mattina a rappresentare la delusione dell’intera città per una scelta che penalizza i lavoratori ma anche l’immagine intera di un territorio conosciuto in tutto il mondo proprio per le Terme.

Il primo cittadino è convinto che la Regione è ancora nelle condizioni di risolvere la situazione di crisi con una ricapitalizzazione, in attesa di pubblicare il bando per la manifestazione di interesse rivolto ai privati.

 

Terme, turismo e mal di pancia della maggioranza. Si naviga a vista ad Acireale

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L’articolo pubblicato sul settimanale I Vespri anno X n.10 del 14 marzo 2015

termeturismo

Terme di Sciacca, fine delle trasmissioni

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Su La Sicilia (ed.Agrigento) del 7/3/2015

sciaccatitolidicoda

Mentre la Regione decide di chiudere, una tesi di laurea magistrale è dedicata al futuro delle Terme di Acireale e Sciacca

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E’ stata discussa il 4 marzo una tesi di laurea magistrale dal titolo “Caratteristiche strutturali e dinamiche competitive fra imprese nel settore termale: i casi siciliani di Acireale e Sciacca” (relatore il prof. Rosario Faraci) con la quale il giovane Salvatore Coco ha conseguito il titolo di dottore magistrale in Direzione Aziendale al Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania. Il lavoro propone una disamina dei principali cambiamenti cui è andato incontro il settore del termalismo in Europa e in Italia e suggerisce, nel capitolo conclusivo, un nuovo modello di business per le due aziende termali di Acireale e Sciacca al fine di superare la condizioni di crisi in cui versano gli stabilimenti e le connesse strutture alberghiere.

tesicoco

Chiudono le Terme di Sciacca per decisione regionale. Stessa sorte toccherà ad Acireale?

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TERME, LA REGIONE SOSPENDE L’ATTIVITA’ GESTIONALE. LA DECISIONE PRESA NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA DEI SOCI
A Carlo Turriciano rimane solo il compito di espletare le ultime incombenze della liquidazione. Tra questi anche il compito ingrato di vendere alcuni beni per pagare i debitori

06/03/2015 16.54

Quello che non doveva accadere, è accaduto. La Regione, nel corso dell’Assemblea dei Soci svoltasi stamattina a Palermo, ha deciso di sospendere l’attività gestionale della Terme di Sciacca Spa. Come è noto, Carlo Turriciano, ha una doppia veste, quella di Liquidatore (delibera Assemblea Soci Terme di Sciacca Spa del 26 agosto 2011), e quella di “gestore” provvisorio delle attività societarie (delibera Assemblea Soci Terme di Sciacca Spa del 5 agosto 2011).

Stamane la decisione che giunge come una montagna e che ha ripercussioni sull’economia della città, e anche sul destino di lavoratori, tra cui quelli stagionali. L’Assemblea dei Soci è stata preceduta da una relazione del liquidatore Carlo Turriciano. Una relazione nella quale si spiegava tutta la realtà delle terme, la pesantezza dei debiti, la difficoltà di andare avanti nella gestione per le perdite accumulate. Del resto, ancher le relazioni del collegio sindacale non dipingono una situazione diversa da quella evidenziata dal Liquidatore.

Un ultimo atto, dunque, quello di oggi da parte di Carlo Turriciano, al quale non rimane che espletare gli ultimi adempimenti della liquidazione. E tra questi, purtroppo, rientra anche quello della vendita di immobili per pagare i debiti. Ed è questa una vicenda che passa dal Tribunale civile.

“Ho fatto di tutto- dice Turriciano- perché ciò non avvenisse, per il bene della città e degli stessi lavoratori, ma l’aiuto finanziario sperato non è mai pervenuto”.

La relazione di Turriciano, consegnata nell’Assemblea del 19 febbraio scorso, non ha sortito soluzioni. Né la Regione ha spiegato la tempistica del bando di manifestazione di interesse per l’affidamento a terzi delle strutture termali. Né si è sbilanciata nel programmare i tempi di un eventuale intervento finanziario resosi urgente e indispensabile per continuare le attività societarie.

E adesso? Difficile capire il prosieguo. La Regione non intende, a quanto pare, continuare l’attività gestionale che produce solo passività. Le risposte devono giungere dalla classe politica. Ma stavolta senza giochi di parole.

Al 31 dicembre 2013, il bilancio è stato chiuso con una passività di 8.652.479 euro. Le attività societarie fanno incassare in un anno 2.100.000 euro quasi equamente distribuiti tra attività degli stabilimenti e del Grand Hotel delle Terme. Il personale comandato (21 unità) costa 857.205 euro; a questa cifra va aggiunta quella relativa ai cinquanta stagionali che vengono assunti da aprile a ottobre. Con queste cifre, immaginare di proseguire con le attività societarie è da folli.

Già obiettivamente ed oggettivamente, la situazione contemplata dal contesto delle norme civilistiche imporrebbe alla figura del liquidatore la vendita dei beni immobili per far fronte alla situazione debitoria e anche la consegna dei libri contabili.

Tra pochissimi giorni, l’Enel taglierà nuovamente la corrente elettrica, la Telecom i telefoni, la società idrica l’acqua. Riscossione Sicilia ha già messo in atto i provvedimenti di recupero percorrendo le vie giudiziarie per il recupero di Imu, Ici e Tarsu.

Questa la situazione debitoria più “scottante”: Tributi locali: € 727.167; Enel: € 408.000; Ici, Imu, Tarsu: € 727.166; Girgenti Acque: € 101.667; Ritenute d’acconto per il 2013 € 36.800; Rate Serit ed Agenzie Entrate € 270.758; Azienda Autonoma delle Terme € 1.074.744; Regione Sicilia € 4.813.000 Nessuno si illuda che i debiti vantati dalla Regione possano essere “cancellati” o “compensati”.

Terme Acireale e Sciacca: entro marzo bando di privatizzazione?

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Terme Acireale e Sciacca: entro marzo bando di privatizzazione?

terme acireale

“Entro marzo potrebbe essere pronto il bando per la privatizzazione delle due Terme pubbliche siciliane, Acireale e Sciacca, ed entro la metà dello stesso mese si terrà un incontro propedeutico tra gli assessorati regionali all’Economia e al Turismo e le rappresentanze delle Terme di Acireale e di Sciacca, tra le altre per discutere del Disegno di Legge, già depositato, sul Riordino del settore turistico-termale e della possibilità di inserire tale settore nella nuova programmazione dei Fondi europei”.

Tanto è emerso ieri, dalla “Leopolda siciliana” che si è svolta a Palermo nella Fabbrica Sandron.

Flora Bonaccorso

 

Le Terme di Acireale al centro di un tavolo tematico della Leopolda Siciliana

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Le Terme di Acireale al centro di un tavolo tematico della Leopolda Siciliana

 Le Terme di Acireale sono state protagoniste di un tavolo tematico oggi pomeriggio all’evento Sicilia 2.0, la “Leopolda siciliana”, nella Fabbrica Sandron di Palermo. Al tavolo sul tema “Termalismo e Turismo”, coordinato dal deputato regionale Nicola D’Agostino,  hanno partecipato l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, e l’assessore regionale al Turismo, Cleo Li Calzi. Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente regionale di Uras Federalberghi Sicilia, Nico Torrisi, il vicesindaco di Acireale, Nando Ardita, Salvatore LA Rosa e Gaetano Grasso per il Comitato Civico Terme di Acireale e Mario Conti, direttore facente funzione del Grand Hotel delle Terme di Sciacca.

Dal confronto con gli assessori Baccei e Li Calzi è emersa un’importante novità che potrebbe incidere sul futuro delle Terme di Acireale. Entro marzo potrebbe essere pronto il bando per la privatizzazione delle due Terme pubbliche siciliane ed entro la metà del mese si terrà un incontro propedeutico tra i due assessorati e le rappresentanze delle Terme di Acireale e Sciacca. Si è discusso inoltre del Disegno di Legge, già depositato, sul Riordino del settore turistco-termale e della possibilità di inserire tale settore nella nuova programmazione dei Fondi europei.