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Archivi del mese: Maggio 2018

Armao: uno «scempio» alle Terme di Acireale e Sciacca. E’ pronto il bando, ma le due città ne sanno qualcosa?


 

Articolo pubblicato il 26 maggio 2018 su Sicilia Network

Non ha usato mezzi termini l’assessore all’Economia e vice presidente della Regione Siciliana Gaetano Armao intervenendo ieri in occasione del convegno “Le società a controllo pubblico” organizzato a Villa Malfitano a Palermo dove si è discusso sulle partecipate, le società di cui è azionista la Regione. Tra queste le Terme di Acireale SpA e le Terme di Sciacca SpA. «Ho riscontrato  uno scempio per ciò che è accaduto nella gestione delle società per le Terme di Sciacca e Acireale», ha detto l’assessore Armao secondo quanto riportato da alcune testate giornalistiche, dichiarando subito dopo che è pronto il bando per l’affidamento ai privati della gestione degli stabilimenti per quanto riguarda Sciacca e, con qualche adattamento, lo stesso schema sarà applicabile pure per Acireale. Non ha aggiunto altro il professore Armao, dichiarando di aver fatto visite alle strutture di Sciacca e di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica per lo stato in cui si trovano molti immobili del patrimonio delle Terme di quella città. Nessuna parola invece per Acireale, dove per il momento non è programmata alcuna visita, a meno che l’assessore Armao decida di accettare l’invito di un’associazione ambientalista per un imminente convegno ipotizzato per la prima decade di luglio.

“Nulla quaestio” sulle parole dell’assessore all’Economia che già nel governo Lombardo, a capo dello stesso dicastero, si era occupato della vicenda delle Terme, pur senza mai fare visita ad Acireale dove comunque ha tanti amici ed estimatori. Allora Armao aveva in mente di affidare, con una procedura ad evidenza pubblica, ad una primaria società di consulenza internazionale la redazione del bando per la privatizzazione, che, dopo un’attenta valutazione degli asset aziendali, si sarebbe poi mossa per divulgare il bando stesso presso operatori specializzati del termalismo e del turismo al fine di raccogliere concrete manifestazioni di interesse. Dopo di che si sarebbe scelto il nuovo gestore privato per le Terme. Sappiamo come andò a finire. Il Presidente Raffaele Lombardo avocò a sè la questione esautorando Armao; per motivi ufficialmente finanziari (di risparmio nei costi) affidò la redazione del bando a Sviluppo Italia Sicilia che non aveva affatto le competenze per gestire una materia così specialistica; il bando con molto ritardo fu predisposto per Sciacca ma nella sua applicazione andò sempre deserto, mentre per Acireale non se ne fece nulla perchè c’erano complesse questioni giuridiche.

Nel frattempo, l’attività termalistica nelle due cittadine è scemata fino a cessare del tutto. Si sono succeduti vari liquidatori, sono trascorsi due governi regionali, quello di Raffaele Lombardo e di Rosario Crocetta, senza che la questione sia stata mai affrontata con decisione e soprattutto con padronanza della materia. Ora la palla passa al governo presieduto da Nello Musumeci.

Adesso, come si apprende dalle parole del professore Armao, è tempo per un nuovo bando. Come, quando e da chi verrà redatto non è dato di sapere. Soprattutto, le linee guida di questo nuovo bando, e di tutti quelli che l’hanno preceduto, non sono mai state e non saranno mai discusse con le due comunità interessate, cioè Sciacca ed Acireale. La pertinenza della materia è regionale, su questo non c’è dubbio. Beni immobili e società di gestione sono di proprietà della Regione e su questo non ci piove. Ma è mai possibile che le due città di Acireale e Sciacca non siano mai state ufficialmente coinvolte, con una partecipazione ampia della società civile, in modo da raccogliere pure eventuali suggerimenti e proposte di miglioramento? Se si farà un bando, per quanto attrattivo per i nuovi gestori che finalmente potranno rilanciare gli stabilimenti termali, non avrebbe pure senso sapere se e come le due città di Acireale e di Sciacca intenderanno valorizzare il termalismo all’interno dei loro piani urbanistici, dei loro disegni di sviluppo turistico, dei loro programmi di marketing territoriale? Oppure, ancora una volta, si dovrà assistere ad uno scollamento fra ciò che avviene a Palermo nelle stanze dell’Assessorato, ciò che l’imprenditoria privata vorrà fare delle Terme e ciò che le città di Acireale e Sciacca, tremendamente in ritardo al riguardo, stanno provando ad immaginare sul loro futuro turistico?

Se dunque il rilancio del “contenuto” Terme passa per politiche più inclusive, e non più esclusivamente determinate nelle stanze dei bottoni, e per modalità più concertate con gli attori locali, non c’è invece più alcun dubbio che il “contenitore” sia ormai del tutto fatiscente. E il contenitore sta infettando pure il contenuto. Parliamo delle società di gestione pubblica che, da quando sono state diventate operative nel 2006, non sono mai state in grado di rilanciare il termalismo e che, poi, avviate alla liquidazione dal 2010, non essendo più del tutto operativi gli stabilimenti e chiusi pure gli alberghi, hanno solo accumulato perdite d’esercizio, svalutazione di crediti, insorgenza di nuovi debiti e conseguentemente hanno depauperato il patrimonio netto aziendale. Quello della società di Acireale, ad esempio, vale adesso poco più di due milioni di euro, mentre ne valeva più di 35 milioni all’atto della costituzione della società pubblica. Si sono cioè bruciati trentatremilioni di euro.

Su Acireale poi pende una spada di Damocle. E tutti fingono di non sapere, pur sapendo. I due immobili di via delle Terme, cioè l’ex albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale, sono all’asta. Il primo round della procedura giudiziale è andato deserto, si procederà entro l’estate con il secondo, nel frattempo ad un prezzo a base dell’asta più basso di quello della prima tornata. La Regione continua a dire che ha messo da parte 18 e passa milioni di euro «al fine di riportare progressivamente ad unità i complessi termali di Sciacca e di Acireale», così recita la legge del 2016, cioè in altri termini per ricomprarsi ad Acireale ciò che era di sua proprietà e che ha perduto perchè non ha pagato le rate di mutuo ad Unicredit. La quale banca nel frattempo, avviate le procedure di pignoramento, si è pure disfatta del credito che vantava nei confronti delle Terme, cedendolo ad un fondo americano. Ma la stessa Regione dovrebbe aggiudicarsi l’asta che per definizione è una procedura aperta a tutti, soggetti pubblici come la Regione e soggetti privati come i potenziali acquirenti. Si è creato un pericoloso groviglio di incartamenti così complesso che nemmeno Azzeccagarbugli potrebbe risolvere. Sulle eventuali responsabilità di dirigenti pubblici regionali che hanno causato tale garbuglio però  nessuno parla. Come pure si tace sulle omissioni nell’assicurare vigilanza e manutenzione ordinaria degli immobili, ormai depredati da vandali, ladri e clandestini.

Tuttavia si parla ancora di bando, di «scempio», di nuove risorse finanziarie, di rilancio del termalismo ma nessuno si preoccupa di «ascoltare» la città di Acireale che meriterebbe di più in tutta questa assurda vicenda.

 

Terme di Acireale in 10 anni. Storia di un disastro annunciato


Sulla vicenda Terme, i cinque candidati a Sindaco di Acireale rimangono tiepidi e attendisti.


Articolo pubblicato sul quotidiano Sicilia Network

Saro Faraci

ACIREALE – Terme di Acireale. In campagna elettorale prima o poi se ne sarebbe dovuto parlare pubblicamente. E così è stato, in occasione dell’incontro promosso dal Vescovo mons. Raspanti con i cinque candidati a Sindaco, svoltosi mercoledì scorso alla Parrocchia San Paolo (nella foto in basso, un momento del confronto pubblico). Una delle domande rivolte dal moderatore Mario Agostino ai candidati riguardava proprio le Terme, unitamente al Carnevale. Cosa potrebbe fare il nuovo Sindaco di Acireale per affrontare la questione?

Al di là della differenza di posizioni, alcuni più nostalgicamente legati ad un passato che non ci sarà più, altri più proiettati ad immaginare Acireale come città termale e del benessere, i candidati – Stefano Alì, Giusi Brischetto, Michele Di Re, Rito Greco e Nino Nicotra – sono stati abbastanza vaghi sul tema, senza grande entusiasmo, evidentemente riservandosi di approfondire la questione non appena uno di loro sarà eletto Sindaco della città.

Nessun riferimento ai numeri ad esempio. Dal 2006, da quando le Terme sono state trasformate in una società per azioni a capitale pubblico, si sono accumulate perdite per 14.581.522 euro e il patrimonio è diminuito in valore fino a 857.563 euro, quando originariamente era di oltre 35.000.000 di euro. D’accordo, la perdita è delle casse regionali non di quelle acesi, ma è come se in una decina d’anni si fossero bruciati ad Acireale trentaquattro milioni di euro, una cifra spaventosa!

Nessun riferimento alle eventuali azioni a supporto che un Consiglio Comunale e una Giunta potrebbero attivare al fine di preservare e “blindare” l’originaria destinazione turistica dell’area termale nell’ambito del piano regolatore generale, in modo da evitare pericolose varianti magari sollecitate proprio dai nuovi investitori privati.

Nessun riferimento all’ultimo episodio in ordine temporale che rischia di far naufragare definitivamente il termalismo ad Acireale, ovvero la vendita all’asta di quei due immobili  – il centro polifunzionale e l’ex albergo Excelsior Palace – per i quali la Regione, prima col governo Crocetta e adesso col governo Musumeci, ha stanziato una ragguardevole somma – cioè la maggior parte di quei 18.900 milioni di euro previsti nell’art. 2 della legge regionale 29/9/2016 n.20 – al fine di contribuire, è così scritto nella legge, a «portare progressivamente ad unità i complessi termali di Sciacca e Acireale». Al primo round dell’asta, non c’è stata alcuna offerta per i due immobili e adesso il valore di assegnazione è sceso ulteriormente, come ha documentato questo quotidiano. E se al prossimo giro, albergo e centro polifunzionale venissero assegnati a privati, che garanzia avrebbe la città di Acireale che i nuovi proprietari degli immobili non ne facciano un uso diverso da quello finora ipotizzato e legato  al rilancio del termalismo?

Nessun riferimento all’azione svolta dal 2011 ad oggi, e sono passati dunque ben sette anni dalla sua attivazione, dal Forum permanente per le Terme di Acireale, una meritevole iniziativa sociale di sensibilizzazione dell’opinione pubblica promossa dal Lions Club che tiene accesi costantemente i fari sulle Terme, esercitando una originale forma di “controllo sociale” anche attraverso i media, i social, e i dibattiti pubblici, attività tutte documentate sul loro sito web.

Nessun riferimento al recente timido tentativo operato dalla città di Acireale, attraverso il Consiglio Comunale appena scaduto, di riappropriarsi del tema per mezzo del contributo dei suoi consiglieri comunali. Come se al civico consesso, che invece ha dedicato ben due sedute sull’argomento, non se ne fosse mai parlato. In una di queste sedute, era l’11 dicembre del 2015, si provò a fare il punto della situazione in un momento in cui a Palermo stavano maturando scelte importanti. E quella seduta fu parecchio “agitata”.

Nessun riferimento ancora ad una iniziativa, anche simbolica, di preservare la memoria storica del termalismo di Acireale promuovendo – come ha chiesto pubblicamente il Lions Club – un museo, una stanza dei ricordi, uno spazio espositivo permanente che possa dare un senso della presenza delle Terme di Acireale dal 1873, anno in cui vennero inaugurati gli stabilimenti termali dal fondatore barone Agostino Pennisi di Floristella, fino ai giorni d’oggi quando chiudendo i battenti sono rimasti soltanto immobili lasciati incustoditi ed oggetto di continui atti vandalici. Nel frattempo il Parco delle Terme, come documenta la foto di copertina da noi scattata qualche giorno fa, è chiuso e nessuno dei candidati è finora intervenuto nel cuore della questione, ovvero che se prima non si definirà il contenzioso del Comune di Acireale con la sua partecipata SOGIP, ogni promessa di manutenzione da parte di quest’ultima sarà appunto solo una promessa.

Nessun riferimento a tutto ciò, se non genericamente al fatto che la questione rimane di competenza esclusiva della Regione Siciliana e che semmai è a Palermo che va fatta valere un’azione più incisiva, magari sui potenti burocrati dell’assessorato di via Notarbartolo. Un’azione che fino ad ora è mancata, se è vero che, pur accelerando la liquidazione della società di gestione Terme di Acireale SpA, a Palermo non è stata fatta nessuna azione amministrativa regionale a tutela del patrimonio immobiliare ormai vandalizzato e depauperato. Il Presidente Nello Musumeciè informato della vicenda e pare che abbia avviato un’attività di ricognizione interna agli uffici, ma adesso anche il Governatore ha altre priorità. Si spera che del problema si possa occupare con più attenzione anche il neo assessore all’Economia Gaetano Armao.

Insomma, sulla questione Terme è come i cinque candidati a Sindaco l’altro giorno se ne siano “lavate” le mani. Con un po’ di quella residua acqua termale che rimane ancora disponibile nelle condutture che dalla sorgente originaria delle Terme di Santa Venera al Pozzo, in territorio di Acicatena, trasportano l’acqua fino agli stabilimenti di Acireale. A proposito, nessuno di loro ha fatto riferimento ad una possibile e virtuosa collaborazione col vicino “rivale” comune catenoto per sviluppare insieme un’azione sinergica di rilancio dell’intero comprensorio, un tempo ricchissimo di acqua, e oggi miseramente ridotto, tra Acicatena ed Acireale, ad un insieme di ruderi che si fa pure fatica a far riconoscere alla Regione come un’area archeologica di grandissimo valore storico e funzionale a nuove progettualità di marketing territoriale. Immaginiamo che il Sindaco di Acicatena Nello Oliveri non sia affatto contrario ad una sinergia tra i due comuni.

D’accordo, potranno obiettare i Candidati. Ma con pochi minuti a disposizione, e per giunta all’interno di una domanda rivolta dal giornalista su Carnevale e Terme insieme, non c’è stato tempo a sufficienza per sviluppare un ragionamento così articolato. Ma il problema è proprio questo. Non c’è stato in questi anni mai tempo per approfondire la questione del termalismo. Nè Nino Garozzo nè Roberto Barbagallo, i due sindaci degli ultimi quindici anni ad Acireale, si sono mai intestati il problema con determinazione, forza e coraggio, parlandone apertamente alla città. Troppo blandi entrambi, il primo troppo remissivo e ossequioso nei confronti della Regione, il secondo invece fin troppo fiducioso nell’operato dei deputati regionali e forse un po’ fantasioso  sull’ipotesi di riportare i beni delle Terme sotto la guida dell’amministrazione cittadina.

Ed è proprio il tema Terme quello sul quale si è consumata una delle pagine più brutte della storia di Acireale. Negli ultimi venti anni rappresentanza politica regionale, politica cittadina, società civile nelle sue diverse articolazioni e mondo economico-produttivo sono rimasti distanti, non hanno mai dialogato, non hanno mai avviato un’azione sinergica capace di far pressing sulla Regione. A Sciacca, invece, ci hanno provato e qualche piccolo risultato lo hanno portato a casa. Ad Acireale, invece no. Non è un caso che a Sciacca, vuoi o non vuoi, gli assessori regionali all’Economia li hanno invitati e qualcuno c’è pure andato; ad Acireale mai nessuno, eccetto la inopportuna “passerella” dell’ex assessore Alessandro Baccei in occasione dell’ultima campagna elettorale per le regionali.

Si è sempre detto “le Terme sono di competenza della Regione”, come se la Regione fosse un’entità inanimata, un apparato amministrativo di carte senza politici e burocrati dietro, coi quali provare a discutere, a litigare se del caso, ma comunque con i quali tentare di impostare prima che sia troppo tardi un serio discorso, carte alla mano, a tutela di uno beni più importanti di Acireale, seppur ancora di proprietà regionale.

Sembrerà paradossale, ma proprio col disimpegno collettivo sul tema delle Terme è iniziato il declino politico di Acireale degli ultimi quindici-vent’anni. Non è catastrofico ciò che diciamo, è purtroppo l’amara verità. Non c’è stata più alcuna rappresentatività in ambito regionale, non c’è stato alcun peso a livello decisionale, non c’è stata più alcuna incidenza sul sistema decisionale pubblico. Acireale forse verrà spogliata definitivamente delle Terme, la Zelantea sarà lasciata probabilmente senza più una risorsa, sul complesso della Perla Jonica qualcuno decide di fare e disfare lontano ad Acireale, e così via. Sulle “risorse strategiche per il territorio” è serissimo il rischio che Acireale nei prossimi anni sarà etero-diretta in alcune scelte importanti che interessano il suo territorio. E ciò nonostante tutto l’impegno e tutta la buona volontà del futuro Sindaco della città. Eppure su questi temi si sorvola, come se in campagna elettorale fosse maleducato parlarne per non turbare i sonni di tranquilli di un elettorato che aspetta solo gli esiti della competizione alle amministrative per salire velocemente sul carro del vincitore.