Feed RSS

L’intervento del Prof. Faraci al convegno su Acireale città termale


Al convegno “Acireale Città Termale” erano ieri presenti per il Lions Club di Acireale, promotore del Forum, il presidente Prof. Saro Musmeci e i due coordinatori del Forum Dott. Mario Scandura e Prof. Rosario Faraci. Quest’ultimo è stato invitato a partecipare al dibattito.  Di seguito una sintesi del suo intervento “a braccio”.

La vicenda di Acireale deve essere correttamente inquadrata in una prospettiva più ampia che travalichi tanto la dimensione del territorio quanto le specificità del termalismo siciliano. Da un lato, infatti, non v’è dubbio che le Terme di Acireale possano trovare occasioni di rilancio, soprattutto sul piano turistico, solo se è in grado di guardare ad un territorio più ampio, in condizioni di mettere a sistema e dunque convertire in attrazioni tutte le risorse (naturalistiche, ambientali, culturali, etc..) presenti in città. Dall’altro lato, il termalismo siciliano, pubblico (come ad Acireale e Sciacca) e privato (per tutte le altre strutture), ha sofferto della mancanza di una chiara visione politica e di programmazione  capace di interpretare le dinamiche del cambiamento intervenute nel mercato italiano ed europeo. In quest’ultimo, infatti, ad una domanda di benessere diffuso ha risposto un’offerta variegata e frammentata che ha messo in concorrenza fra di loro diversi operatori, dai centri benessere a quelli di estetica, dalle Spa alle strutture termali più tradizionalmente orientate ad una funzione salutistica. Oggi, di fronte ad un progressivo disimpegno del soggetto pubblico dalla gestione diretta degli stabilimenti termali, si pone il problema di chi sia capace di guidare il processo di cambiamento del termalismo italiano. In tal senso, sarebbe opportuno muoversi lungo due direttrici. Da un lato, si dovrebbe assicurare al soggetto pubblico una intelligente funzione di regolazione del settore e un ruolo propositivo nella definizione di alcune fondamentali linee programmatiche. La Regione Siciliana, tanto per fare un esempio, dovrebbe poter coordinare in un unico tavolo tutte le iniziative finora avviate che interessano, direttamente ed indirettamente, il termalismo: il disegno di legge Raia-Barbagallo del 2011, il Distretto produttivo del benessere, i Distretti turistici di tipo tematico. Dall’altro lato, sarebbe utile recuperare un ruolo più forte di Federterme, l’organismo di Confindustria che associa le imprese del termalismo e delle acque minerali. Non è possibile, infatti, che Federterme reclami una presenza privata più consistente nella gestione degli stabilimenti termali pubblici in via di privatizzazione e nello stesso tempo non mobiliti tutte le sue migliori energie per evitare che vadano deserti i bandi di gara per l’affidamento ai privati della gestione. Per l’immediato futuro, si presenta un interessante scenario in cui le nuove frontiere della medicina del benessere, di tipo olistico e orientate al prendersi cura della persona, disciplinate e regolamentate all’interno della sanità convenzionata, possano contribuire ad un riposizionamento più tecnico e meno generico delle strutture termali italiane. Dunque, il futuro del termalismo passa per una collaborazione più forte tra pubblico e privato per preservare un patrimonio di risorse del territorio che solo l’Italia e altre poche nazioni possiedono a livello mondiale.

Lascia un commento