Feed RSS

Dal 2006 al 2013 le Terme di Acireale Spa hanno accumulato perdite per oltre 12 milioni di euro


da Sicilia Journal

terme_acireale

Terza puntata

ACIREALE – Le grandi famiglie aristocratiche di Acireale, nobili o borghesi non importa, hanno avuto il merito di aver dato alla città opere ed iniziative grandiose e mirabili, ma forse sconteranno per sempre la colpa di essersi affidate alla Regione Siciliana per la prosecuzione delle attività imprenditoriali da loro incominciate. Così è successo con il pastificio della famiglia Leonardi accorpato al patrimonio immobiliare regionale alla metà degli anni ottanta e trasformato poi nell’albergo Excelsior Palace ed assegnato alle Terme. Stessa cosa è avvenuta con lo stabilimento delle acque minerali di Pozzillo, appartenente alla famiglia Puglisi Cosentino che nel medesimo periodo lo cedette alla Regione Siciliana per annetterlo immediatamente alle Terme. Negli anni cinquanta, quindi trent’anni prima, l’intero stabilimento termale e il giardino inglese di Santa Venera furono ceduti alla Regione dai Pennisi di Floristella; fu quello l’incipit di una stagione di termalismo pubblico che accomunò Acireale e Sciacca nella medesima sorte di conoscere ascesa prima e declino poi di un’attività economica assai importante per il territorio, per il turismo e per le cure specialistiche. Oggi quell’immenso patrimonio, cui si è aggiunta la costruzione degli stabilimenti di Santa Caterina inaugurati da Rino Nicolosi negli anni novanta, è ancora di proprietà della Regione Siciliana; fa parte insieme ad altri immobili e terreni degli asset della società Terme di Acireale SpA, una partecipata regionale, dal 2010 in stato di liquidazione;in tutto o in parte sarà affidato alla gestione dei privati, perché così prevede la legge regionale n.11 del 2010, la stessa che ha sancito la liquidazione della società, unitamente alla precedente legge n.11 del 2007 che aveva stabilito la messa in liquidazione dell’azienda autonoma delle Terme.

Sul tema della liquidazione si entra in tecnicismi, poco analizzati dai mass media, sui quali la politica regionale da parte sua non è affatto preparata. Ci vorrebbe molto tempo per studiarli e riportarli a sintesi unitaria e sicuramente l’argomento non è appealing per i deputati regionali, tenuto conto del fatto che, a parte poche consulenze e perizie, non ci sono sul piatto posti di lavoro, consensi elettorali o clientele da gestire. Gli stessi sindacati oramai da tempo non si occupano più delle Terme, tenuto conto che di fatto non esistono problemi occupazionali. La politica locale è poi completamente all’oscuro di tali questioni. Da anni, il Lions Club Acireale attraverso il Forum insiste sull’importanza che la municipalità locale, cioè giunta e consiglio, debba far fronte compatto contro la Regione per evitare che le decisioni siano prese a Palermo senza sentire la voce della città di Acireale. E per tamponare, comunque, gli effetti pericolosi che si riverberano nel territorio a seguito delle scelte adottate negli uffici regionali dell’assessorato al Bilancio. Sarebbe un gesto di grande valenza dimostrare che la città è compatta ed attenta rispetto al problema Terme, ma la politica locale è distratta da altro e il tema serve di tanto in tanto per vivacizzare il dibattito in consiglio comunale. Una delle ultime volte in cui la questione venne seriamente affrontata nel civico consesso, alla fine del 2015 e alla presenza del Sindaco Roberto Barbagallo in aula, successe un putiferio dopo la relazione dei rappresentanti del Forum permanente e la prosecuzione della seduta divenne imbarazzante, con i consiglieri sia di maggioranza che di opposizione i quali, risentiti non si sa per cosa, affrontavano nel dibattito questioni veramente marginali rispetto alla vera natura del problema. Problema che non è se rilanciare o meno le Terme di Acireale, perché su questo sono tutti d’accordo e non potrebbe essere diversamente. E che non è nemmeno come rilanciare le Terme perché, a parte i pochi che continuano a pensare che ciò debba avvenire ancora in mano pubblica, la strada è ormai tracciata dalla legge regionale: spetterà ai privati la definizione delle strategie per tirare fuori gli stabilimenti dalla crisi profonda in cui sono caduti. Il vero problema è invece come venire fuori in tempi brevi dall’impasse della liquidazione che, giorno dopo giorno, sta depauperando il grande patrimonio delle Terme di Acireale. E non si capirà mai se il grave ritardo nella liquidazione ha oscuri registi dietro, se è causato dall’inerzia degli uffici regionali oppure da un’eccessiva burocratizzazione degli atti amministrativi, se alimenta interessi speculativi di qualche privato oppure se è proprio nell’andazzo delle cose che debba procedere in questo modo. Sta di fatto che, da quando nel 2010 le Terme di Acireale SpA sono state messe in liquidazione, è iniziato un lunghissimo calvario che non si conosce se, come e quando andrà a finire e che invece negli uffici regionali di via Notarbartolo, al Dipartimento Bilancio, sperano sia risolto dall’esterno.A Palermosanno perfettamente che è una questione spinosa, sulla quale provano a mettere di tanto in tanto alcuni pannicelli caldi soltanto per non irritare i politici di turno. L’anno scorso c’era il rischio di un fallimento vero e proprio delle Terme, ma il Tribunale di Catania rigettò l’istanza consentendo al liquidatore di proseguire la sua opera. Qualcuno vocifera che alla Regione speravano in un accoglimento dell’istanza fallimentare, in modo che potessero sbarazzarsi per sempre della questione.

Dobbiamo tornare indietro al 2006, cioè a dieci anni fa per capire esattamente cosa è successo e perché da lì è iniziato il calvario delle Terme di Acireale. Prima di allora, infatti, le Terme erano un’azienda autonoma della Regione, cioè una fattispecie giuridica che, qualunque fosse il risultato economico annuale, occupava centinaia di persone e assicurava continuità di attività e di prestazioni sanitarie. Il risultato economico, in verità, era ogni anno sempre una perdita, perché con poco meno di un milione e mezzo di euro di ricavi in ogni esercizio e più di cinque milioni di costi totali, le Terme rimediavano un negativo di oltre tre milioni di euro che alla Regione spettava poi di ripianare a piè di lista. Fu nel 1999 che con la legge regionale 20 si decise di trasformare le Terme in una società per azioni vera e propria, continuando però a mantenerela proprietà in mano pubblica. E fu soltanto nel 2006 che le Terme di Acireale iniziarono ad operare come società di diritto privato, con un proprio consiglio di amministrazione (presieduto dall’imprenditore Claudio Angiolucci) e quei dipendenti rimasti in carico dopo la migrazione di moltissimi di loro ad altri incarichi ed altri uffici pubblici, per via di una norma-salvataggio approvata il 28 dicembre del 2004. Era chiaro fin dall’inizio a tutti che, per quanto in mano pubblica, le Terme Spa non avrebbero potuto registrare alcun utile d’esercizio; troppo pochi i ricavi derivanti dalle prestazioni erogate in regime di convenzione con il servizio sanitario regionale e molto alti i costi di gestione, compresi quelli del personale. E così sono bastati tre esercizi consecutivi in perdita, il 2006, il 2007 e il 2008(con un complessivo risultato economico negativo di quasi 1,5 milioni di euro) per determinare con una nuova legge la liquidazione della società e la contestuale privatizzazione della gestione, per quanto le due procedure rimangono distinte giuridicamente e finalizzate ad obiettivi diversi.

Da allora, è iniziato il più grande pasticcio che alla Regione Siciliana si ricordi in materia di termalismo. Senza alcun indirizzo di fondo se gestire la liquidazione nell’ottica della continuità aziendale o nella prospettiva dello scioglimento, così come prevede la legge, dal 2010 ad oggi si sono alternati ben sette liquidatori: Margherita Ferro e Michele Battaglia e poi solo la Ferro ai tempi di Raffaele Lombardo Governatore; Luigi Bosco e Gianfranco Todaro e adesso, nell’ultimo scorcio di legislatura del governo Crocetta, Francesco Petralia, Antonino Oliva e Vincenza Mascali freschi di nomina.Nell’arco di tempo considerato, alla poltrona di assessore all’Economia si sono alternati diversi tecnici di fiducia dei Governatori, ma le figure di riferimento sono state Gaetano Armao quando Lombardo era Governatore e Alessandro Baccei, l’attuale responsabile del dicastero con il Presidente Crocetta. Negli uffici regionali di via Notarbartolo, all’Ufficio preposto a vigilare sulla liquidazione si sono succedute due dirigenti molto potenti nell’entourage regionale della Ragioneria Generale, prima Filippa “Pina” Palagonia ai tempi di Lombardo e da qualche anno Grazia Terranova, molto vicina a Baccei.Nel medesimo periodo, fin quando non è stato completato il passaggio di azioni dalla vecchia azienda autonoma al Dipartimento Bilancio (un’altra vicenda assurda ed estenuante), si sono alternati diversi professionisti e funzionari regionali alla guida di quell’enteche prima gestiva le Terme di Acireale. Per non parlare delle altalenanti vicende gestionali, con gli stabilimenti di Santa Caterina aperti, chiusi, riaperti parzialmente e di nuovo chiusi, a seconda dei dettami dei dirigenti di Palermo o delle difficoltàregistrate in loco dai liquidatori (prima la Ferro poi Bosco); o ancora dell’ex albergo Excelsior Palace, chiuso coi sigilli definitivamente nel 2011 a seguito della perdurante morosità dei due ex gestori privati, da alloramai più riaperto, abbandonato e in preda ad atti di vandalismo, pignorato da Unicredit per il mancato pagamento di rate di mutuo e a rischio di finire quanto prima all’asta se non si troveranno i soldi per pagare una consistente quota del debito pregresso. E poi il Parco di Santa Venera adiacente l’omonimo stabilimento, chiuso, riaperto, ancora chiuso, riattivato con il concorso delle associazioni di volontariato e nuovamente sigillato per volere della Regione.Ed ancora il centro polifunzionale, mai operativo ma dato in affitto a privati. E poi l’albergo delle Terme, sulla SS 114, chiuso per morosità dei gestori, abbandonato e financo occupato abusivamente.Uno stillicidio di atti amministrativi che ha reso impossibile la vita dei liquidatori e che potrebbe rendere difficile l’operato anche dei tre professionisti appena nominati, sebbene alla guida del triumvirato ci sia proprio una persona organica agli uffici regionali cioè l’ex vice sindaco di Acicatena Francesco Petralia.

Il conto di questo disimpegno regionale è salatissimo. Dal 2006 al 2013 le Terme di Acireale Spa hanno accumulato perdite per oltre 12 milioni di euro, il patrimonio netto è diminuito in valore da 35 milioni a 22 milioni di euro, il valore di realizzo degli immobili si è contratto di cinque milioni di euro. A differenza di quelle acesi, le Terme di Sciacca non vantano una siffatta consistenza immobiliare (che al 2013 veniva valutata in poco più di 32 milioni di euro).Un provvedimento regionale di qualche anno fa prevedeva l’assegnazione di 400 mila euro a testa ai liquidatori di Sciacca e di Acireale per alleggerire le spese di funzionamento ordinario degli stabilimenti ma non è stato mai attuato, perché la dirigente Grazia Terranova, a torto o a ragione, non si assunse la responsabilità di erogare somme di denaro a società partecipate, come le Terme, che fossero in perdita. Non voleva rischiare di persona per non incorrere nelle sanzioni della Corte dei Conti e di fatto costrinse il liquidatore a chiudere perché non c’erano nemmeno i soldi per pagare la luce. E così con i rubinetti doppiamente a secco, sia per mancanza di risorse regionali sia per protratta inattività degli stabilimenti idrotermominerali, le Terme di Acireale hanno imboccato inesorabilmente la strada del declino. Quando Luigi Bosco era liquidatore, chiese alla Regione di installare un impianto di videosorveglianza per monitorare la condizione degli immobili. Da via Notarbartolo non autorizzarono la spesa e dunque, in assenza di qualsivoglia sorveglianza, il complesso immobiliare delle Terme è rimasto incustodito ed è tuttora oggetto di frequenti atti di vandalismo e di furti.

Senza che vi sia formalmente alcun responsabile, non passa giorno che non si deprezzi in valore il patrimonio delle Terme, col rischio di aggressione da parte dei creditori (vedi Unicredit).Se a ciò si aggiunge il fatto che, da ben due esercizi, per via di alcuni cavilli giuridici la Regione non approva il bilancio, il capolavoro è compiuto. Nemmeno il socio pubblico ha fatto la sua parte per salvare il patrimonio e adesso Acireale ha le Terme in liquefazione, altro che liquidazione!

Saro Faraci

Lascia un commento