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Terme, la Regione nasconde le proprie responsabilità e agita le acque politiche


da Sicilia Journal

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ACIREALE – Nei moderni ma poco panoramici uffici di via Notarbartolo a Palermo, dove ha sede il Dipartimento Bilancio, i dirigenti e i funzionari preposti alla liquidazione delle Terme di Acireale non sanno quanto bello e suggestivo sia il Parco di Santa Venera.E’ un giardino inglese con larghi viali, statue e fontane che precede l’omonimo stabilimento a quattro piani il quale, voluto da Agostino Pennisi di Floristella, fu aperto al pubblico nel maggio del 1873. Non l’hanno mai visitato, pur sapendo che fa parte del complesso patrimonio immobiliare delle Terme di Acireale SpA, la partecipata dalla Regione Siciliana, che prima o poi sarà affidata alla gestione dei privati, come prevede la legge 11 del 2010.I burocrati regionali non conoscono il Parco, ma hanno capito la pericolosità politica di quel giardino inglese in passato teatro di importanti manifestazioni artistiche e culturali anche a livello internazionale. Andiamo con ordine. Sul finire del 2015, il Lions Club Acireale, promotore dal 2011 del Forum permanente e rimasto uno dei pochi custodi dellememorie del cuore delle Terme,intuendo quale potenziale avesse il Parco per risvegliare la dormiente coscienza civile degli Acesi per annicompletamente disinteressati alle Terme, si era proposto per un’operazione di pulizia straordinaria e di riapertura, a condizione che anche il Comune facesse la sua parte subito dopo occupandosi stabilmente della manutenzione ordinaria del verde. Il Sindaco Roberto Barbagallo rispose in forma ufficiale che, pur apprezzando l’iniziativa, non poteva impegnarsi con risorse umane e finanziarie della municipalità locale per un bene che non rientra nel patrimonio immobiliare comunale, ma nelle disponibilità dell’amministrazione regionale. Dopo quel diniegoil Lions Club si ritirò educatamente, ma l’idea di far ripartire dal Parco di Santa Venera un movimento di opinione degli Acesi venne ripresa e riadattata dal liquidatore Gianfranco Todaro. Il quale, assicuratisi dall’azienda forestale regionale alcuni interventi straordinari di taglio e rimozione degli alberi pericolanti a seguito della tromba d’aria, ha autorizzatoil 2 ottobre scorso una giornata di pulizia straordinaria promossa da altri club service, gruppi di volontariato e dall’associazione culturale Costarelli. Successivamente a tutte le associazioni è stato dato in uso il Parco, limitatamente però alle sole giornate di sabato e di domenica, in cui si è potutopure usufruire di alcuni servizi di ristorazione del bar Costarelli. Un certo fermento culturale, è inutile nasconderlo, si è registrato in positivo, come ci ha riferito l’on.AngelaFoti, del Movimento Cinque Stelle, presente all’operazione di pulizia straordinaria del Parco, da sempre in prima fila quando c’è da impegnarsi per il recupero del paesaggio di Acireale. Il Parco è come se fosse rinato per mano dei cittadini di Acireale. Ma è proprio in quel giardino inglese che – il condizionale è d’obbligo – potrebbe essere iniziata la parabola discendente di Gianfranco Todaro, il liquidatore voluto da Crocetta nell’autunno del 2015 in sostituzione di Luigi Bosco a sua volta dimissionario per occuparsi a tempo pieno del ruolo di assessore nella giunta Bianco a Catania. Far partire un movimento di opinione, riavvicinare parte della città al Parco delle Terme, aggregare tanta gente animata esclusivamente da amore e passione per Acireale sono attività che comunque hanno una certa valenza politica. Ed un liquidatore per i solerti dirigenti dell’Assessorato di Palermo si deve limitare a soli aspetti tecnici, non può fare politica, anche se a nominarloe revocarloè ufficialmente la politica. Se a ciò si aggiunge la presenza dell’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo nel giorno della riapertura del Parco, si spiega perché il liquidatore Todaro ha pagato prezzi probabilmente più alti di qualche leggerezza e di altrettanta ingenuità commesse nella frettolosa riapertura del Parco di Santa Venera. In vista delle prossime elezioni regionali, l’assessore Barbagallo, già sindaco di Pedara e cugino dell’attuale sindaco di Trecastagni Giovanni Barbagallo, sta provando a crearsi spazio ad Acireale;questa sua “invasione di campo” nella città delle cento campane non è gradita né a Nicola D’Agostino né a quella parte del PD vicina a Fausto Raciti che talora litiga talaltra si riappacifica con il leader di Sicilia Futura. In questo caso, Raciti e D’Agostino si sono trovati d’accordo: anche per via di questo incidente diplomatico, la presenza di Todaro cominciava a diventare imbarazzante, sia perché l’avvocato catanese non ha mai nascosto la sua passione per fare politica sia perché la sua vicinanza a Crocetta e l’amicizia con alcuni importanti professionisti dell’entouragedel Presidente della Regione potevano oscurare la visibilità dei due parlamentari acesi.E’ tutto qui l’inghippo. Si spiega così perché, all’indomani delle sue dimissioni e poco prima della sua sfiducia regionale, il liquidatore delle Terme ha rilasciato ad un blog regionale dichiarazioni di fuoco contro la politica acese, rea di averla abbandonato nella difficile interlocuzione con l’Assessorato regionale all’Economia. Non è un mistero, infatti, che i rapporti tra l’ex liquidatore Gianfranco Todaro e il dirigente regionale Grazia Terranova a capo dello speciale ufficio per le liquidazioni in via Notarbartolo non siano mai stati idilliaci. L’anno scorso di questi tempi, in occasione dell’audizione degli Acesi alla Commissione Bilancio all’ARS voluta dal Lions Club e concessa dal suo presidente onorevole Vincenzo Vinciullo, il liquidatore abbandonò polemicamente la riunione, in aperto contrasto con la potentissima dirigente regionale. La quale, in un estenuante gioco di carteggi tra Palermo e Acireale, ha sempre bacchettato Todaro, rendendogli complicata e difficile la gestione del mandato liquidatorio. Di quali colpe l’avvocato catanese si sia macchiato non è dato capire. E non lo si saprà mai. Se la Regione avesse eccepito gravi irregolarità nel suo operato, lo avrebbe dovuto denunciare all’autorità giudiziaria. Ed invece non ci risulta che ciò sia stato fatto, anche perché chi sioccupa delle Terme può fare veramente molto poco e non è mai posto dal socio pubblico nelle condizioni di liquidare veramente.Per distrarre ancora una volta l’attenzione dalle proprie responsabilità sulla gestione della complessa vicenda liquidatoria, l’amministrazione regionale ha tirato fuori altre questioni. Come il fatto che l’addendum di Todaro alla convenzione per la fruizione dell’ex bar del Parco sia stata irregolare. Oppure che la concessione al Cerisvi della palazzina degli uffici, sita all’interno del Parco, fosse anomala, mentre invece questa iniziativa, regolarmente approvata dall’Unione Europea, risale ai tempi di Bosco e rientra nel progetto EEBuildingsdi efficientamento energetico e sismico di alcuni immobili delle Terme. E così via, anche con riferimento ad un contratto di locazione. Questioni delicate sicuramente ma assai marginali in una scala di priorità sulle vere emergenze alle Terme, che toccherà ai nuovi liquidatori accertare in fretta e senza indugio, evitando di perdere inutile tempo dietro a faccende che passano in secondo piano rispetto al vero problemaoggi sottovalutato. Ma che è il problema dei problemi, specie se dovesse partire la privatizzazione. Le Terme di Acireale hanno una dotazione immobiliare non indifferente che in questo momento, pur essendo di proprietà della Regione, è incustodita. Non basta più la presenza del custode dipendente delle Terme. Atti di vandalismo, furti, manomissioni, occupazioni abusive sono di routine, con cadenza quasi regolare e interessano tutte le strutture delle Terme. Andando di questo passo, il patrimonio sarà depauperato seriamente e non di certo perché i liquidatori di turno si sono distratti occupandosi d’altro.Manca del tutto la vigilanza, anche la videosorveglianza mai autorizzata dalla Regione.E’ mai possibile che non ci sia un responsabile per tutto questo? E’ mai possibile che non si chiarisca una volta per tutte se tali responsabilità di omesso, tardivo o inadeguato controllo sullo stato degli immobili siano a carico della Regione o del liquidatore di turno, o se c’è concorso di colpa? Spostando l’interesse sulle leggerezze nei comportamenti l’altro ieri di Bosco e ieri di Todaro e sulle presunte irregolarità di qualche loro determinazione e adesso avendo avviato il ricambio con la nomina di ben tre liquidatori, la Regione Siciliana, rimettendo i lucchettial Parco, ha deviato completamente l’attenzione dalle sue vere responsabilità. Che esistono e sono tutte documentabili sul piano della governance e del mancato funzionamento degli organi liquidatori, ma non sono facilmente rinvenibili perché si perdono nelle mille stanze degli uffici regionali.Fino adesso, la liquidazione è avvenuta nell’ottica della continuità aziendale (infatti ai tempi di Bosco e prima ancora della Ferro gli stabilimenti furono riaperti) ma la Regione, contraddicendo se stessa, l’ha guidata nella prospettiva dello scioglimento. Come a dire, la mano destra non sa quello che fa la sinistra. E chi è al governo se ne lava facilmente le mani.

Saro Faraci

 

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